“In Moldavia bella vittoria dell’UE ma dalla Russia interferenze inaudite”: l’analisi degli esperti
Ogni voto conta. Stavolta è proprio il caso di dirlo. La risicata vittoria del “sì” nel referendum sul suo futuro europeo consolida l’appartenenza della Moldavia al campo delle democrazie. L’interferenza russa ha raggiunto vette inviolate, ma non è bastata. Anche se il testa a testa fino all’ultima scheda dimostra una volta di più come l’attrazione nei confronti dell’Ue da parte di molti Paesi della ex-Urss e dell’ex blocco sovietico, un tempo formidabile, sia oggi quanto meno dubbia e tutt’altro che generalizzata. L’Europa dovrà riuscire a dimostrarsi utile ai cittadini. In modi pratici e tangibili. Altrimenti le conseguenze potrebbero essere gravi. Non solo per il processo di integrazione, ma per la stessa Unione. E per l’intero Occidente. Quello di oggi è un punto a favore. Ma la guerra ibrida con Mosca continua.
Il "sì" all’Europa
"Una vittoria è una vittoria", dice a Fanpage.it Rasmus Nillson, docente alla Scuola di slavistica e studi sull’Europa orientale presso l’University College di Londra. Se è vero che i sì non hanno raggiunto il 55 per cento previsto dai sondaggi, nemmeno sono così lontani da quella soglia. "Il guaio è che le democrazie liberali sono pessime nel riconoscere le loro vittorie", commenta l’esperto. Nella notte e ancora all’alba, quando era in testa il "no", i siti dei media occidentali cantavano il de profundis per la presidente Maia Sandu e la sua scommessa sull’Europa. Eppure mancava ancora la conta dei voti dei moldavi all’estero. Era prevedibile che fossero nella stragrande maggioranza dei sì. Ma ci si cospargeva già il capo di cenere, evocando una disastrosa "Moldexit". Prematura in tutti i sensi.
"È il momento di riconoscere con entusiasmo il risultato positivo, di sfruttarlo appieno e consolidarlo", afferma Nillson. "Se la Moldavia diventerà un paese ben governato, più prospero e promettente, se si vedranno chiari vantaggi socioeconomici per la gente comune, allora Mosca non vincerà mai, qualsiasi cosa s’inventi". Secondo l’accademico, lo stesso vale per la Georgia, dove si va al voto nel prossimo fine settimana. E varrà per l’Ucraina nel dopoguerra. "L’Ue non è efficace nel promuovere la sua causa. Non bastano gli investimenti e le visite della von Der Leyen, bisogna far vedere che i fondi europei servono davvero a costruire. I risultati legati alla presenza dell’Ue devono essere concreti, evidenti e pubblici. Nelle città come nelle zone agricole".
A Bruxelles si riflette
In realtà potrebbe avvenire il contrario. Al di là delle interferenze russe, che possono aver spostato molti voti, il referendum ha fotografato un Paese diviso a metà. Cosa che farà riflettere, a Bruxelles. "L’Europa ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, candidando la Moldavia all’adesione e investendo sul Paese", spiega a Fanpage.it Nicoletta Pirozzi, responsabile del programma Ue, politica e istituzioni dell’Istituto affari internazionali (Iai) . "Il risultato referendario, anche se positivo, sottolinea la fragilità di Paesi come Moldavia e Georgia, dove le divisioni interne sono drastiche: la tenuta delle istituzioni e dell’opinione pubblica potrebbe impedire di considerarli abbastanza stabili per un’integrazione efficace nell’Ue".
Si tratta di non ritrovarsi ad avere un’altra Ungheria, per parlare di un Paese membro. O un’altra Serbia. Che come la Moldavia è candidata a entrare e come Budapest è in preda a una deriva autoritaria, euroscettica ed essenzialmente pro-Putin. Intanto, il successo del "sì" e l’inserimento nella Costituzione della volontà di far parte dell’Ue non accelera il processo di adesione. Le tappe sono state fissate al momento della candidatura e non cambiano. Serviranno ancora anni, se tutto va bene. C’è tempo per conquistare la fiducia della metà dei moldavi che ha votato contro. Per rendere così più salda la scelta europea. Ma anche Mosca avrà tutto il tempo per continuare il suo gioco. Un tiro alla fune che si protrae da anni. E che andrà avanti ancora a lungo.
Il tiro alla fune
Prossima manche, il 3 novembre. Maia Sandu ha vinto il primo turno delle presidenziali ma non con la maggioranza assoluta, necessaria ad evitarle il secondo esame. Si è fermata al 42 per cento. Rasmus Nillson ritiene possa prevalere con relativa facilità: "I moldavi hanno appena visto che anche un solo voto può far la differenza. Una buona cosa, per la democrazia. Andranno a votare in massa. L’affluenza sarà maggiore che non al primo turno. Il messaggio sarà che la democrazia funziona e che occorre fare un ultimo sforzo, dopo il sì all’Europa. Mi sembra che possa essere un messaggio vincente". A ostacolare Sandu, non ci sarà solo il secondo arrivato, col 26 per cento dei voti, Aleksandr Stoianoglo. Quasi certamente si schiereranno per lui tre o quattro dei candidati rimasti più indietro. Alcuni di loro hanno rapporti stretti con Mosca.
Se Stoianoglu diventasse presidente, la situazione diverrebbe anfibia ma non bloccherebbe il processo di adesione all'UE da parte di Chisinau. Secondo Vadim Pistrinciuc, ex parlamentare e attuale direttore dell'Istituto per le Iniziative Strategiche. "Stoianoglu, nonostante la sua campagna per il "no" al referendum, dice di sostenere l'integrazione europea. Al contempo, cerca buone relazioni con Russia e Cina". I palesi legami del suo partito con Mosca sollevano dubbi sulla sua affidabilità. "Ma anche se cercasse di invalidare il referendum, ogni suo tentativo verrebbe respinto dalla maggioranza europeista in Parlamento", sottolinea Pistrinciuc, intervistato da Fanpage.it.
Da Mosca interferenze inaudite
Il Parlamento però il prossimo anno cambierà. Le elezioni politiche sono previste in luglio. Pistrinciuc pensa che, comunque vada il secondo turno delle presidenziali, la Sandu dovrà cambiare strategia. Perché quella attuale le è costata parecchi voti: "Serve una maggiore inclusione, più consultazione con gli altri partiti. E la presidente doveva lavorare di più sull’elettorato delle campagne, tradizionalmente euroscettico". Ma chissà se servirebbe. Infatti, di una cosa è convinto l’ex vice-ministro Pistrinciuc: "Il fattore più importante emerso da questa tornata elettorale è la forza finanziaria, organizzativa e tecnologica delle interferenze russe. Che continueranno ad agire nella politica moldava e influenzeranno anche le elezioni del 2025″.
Una cifra è ufficiale: 130mila persone sono state pagate per sabotare il referendum. Lo ha detto il capo della polizia. La Sandu ha parlato di milioni "investiti" per manipolare il voto. Alle urne, trasparenti come in Russia, si è assistito a scene così: un’elettrice ha chiesto a un allibito scrutatore del seggio i soldi promessigli per il "no". "Chi glieli ha promessi?", le domanda una giornalista. "Un tipo che era qui, poco fa", risponde la donna. Tutto ripreso dalla Bbc. Un caso di corruzione di bassa lega e di pochi spiccioli. Il livello, in realtà, è stato molto più alto. "Un'entità politica controllata da Ilan Shor (miliardario fuggito in Russia dopo una condanna a 15 anni per aver sottratto 1 miliardo di dollari al sistema bancario moldavo, ndr), denominata "Poveda" ("vittoria" in russo, ndr), ha partecipato alla campagna senza essersi mai registrata presso la Commissione elettorale centrale", racconta a Fanpage.it Nicolae Panfil, direttore del programma di monitoraggio sui processi democratici della Ong moldava Promo-Lex.
La "vittoria degli onesti"
Panfil ci fornisce informazioni su come ha agito la campagna filo-russa. Riferisce dei video e delle intercettazioni in mano alla polizia. Ci invia l’inchiesta under cover della testata giornalistica moldava ZdG, che ha infiltrato l’organizzazione, scoperto i suoi trucchi e filmato tutto con una telecamera nascosta. "Lo schema è operativo da anni: ha prodotto fake news, organizzato proteste di piazza e comizi", dice l’osservatore di Promo-Lex. L’organizzazione — ha registrato ZdG — paga mensilità superiori ai mille euro anche per gli incarichi meno importanti. Il salario medio in Moldavia è attualmente di circa 700 euro. Niente cash, per gli agenti pro-Putin. I fondi arrivano dalla Promsvyazbank, banca statale russa, tramite conti aperti ad hoc per gli affiliati, a cui viene fornita una app per prelevare da qualsiasi bancomat.
"Non è semplice corruzione elettorale, è un sistema strutturato e sofisticato, che fidelizza chi ne entra a far parte", spiega Panfil. "L’organizzazione è piramidale, lavora nell’ombra. Se avesse voluto almeno sembrare legale, avrebbe potuto benissimo farlo, registrandosi come associazione politica". Le presunte illegalità verranno ora esaminate dalla magistratura moldava. La polizia, i giornalisti investigativi e l’osservatore elettorale Panfil hanno in mano elementi concordanti. "Sono certo di poter dire che la Russia e i suoi emissari sono stati attivi in queste elezioni come mai si era visto prima, con una quantità di risorse, di denaro e di disinformazione inaudite", conclude l’osservatore dei processi democratici moldavi.
"È stata propria proprio una bella vittoria, visto tutto quel che hanno speso e quel che hanno messo in piedi i nostri avversari per corrompere gli elettori e manipolare il voto", chiosa l’ex vive-ministro Prisinciuc. "La vittoria dell’Europa al referendum è stata la vittoria degli onesti".