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In Iran un uomo condannato a vestirsi da donna accende la protesta

Una punizione anomala quella inflitta dai giudici iraniani a un giovane criminale: vestirsi da donna e girare per le strade della città per essere deriso. Ma le donne e gli uomini iraniani non ci stanno questa volta e scendono in piazza vestiti tutti da donna per protestare contro l’umiliazione inflitta alle donne.
A cura di Laura Murino
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Un mese fa un tribunale iraniano ha condannato un uomo di 25 anni, Tawfik Dabash, a girare per le strade della città di Mariva, capitale dell'omonima regione della capitale curda dell’Iran, vestito da donna. L’intento dei giudici era quello di domare uno spirito ribelle e di ridicolizzare il giovane in modo tale che non compisse più altri atti criminali. Non è la prima volta che un tribunale infligge una pena del genere. Infatti, già nel 2009 lo studente e attivista Majid Tavakoli era stato costretto a vestirsi da donna con lo scopo di mettere in ridicolo il movimento a cui apparteneva. Tuttavia, questa volta le donne non hanno subito in silenzio, bensì, vestite con gonne e foulard simili a quelli indossati da Dabash, sono scese in piazza per protestare contro la pena scelta del tribunale. L’intento della Marivan Women’s Community è stato quello di protestare contro l’idea che si nasconde dietro a tale scelta, cioè che le donne e il loro corpo siano utilizzati come oggetto di scherno, che possa essere ridicolizzato pubblicamente dalle autorità stesse. In più, a sostenerle sono arrivati anche gli uomini, anch'essi vestiti da donna, stanchi degli attacchi continui alla figura femminile.

Persino il web si è mobilitato. È stata creata, infatti, una pagina Facebook che ha voluto lanciare l’iniziativa “Kurd men for equality” che in pochi giorni ha registrato più di 15 mila fan. Il progetto prevede che gli uomini postino una loro foto in abiti femminili. Sono ormai centinaia le immagini che ritraggono uomini vestiti con l’abbigliamento delle proprie mogli e figlie. La campagna a favore dell’equità di genere sta rimbalzando sui media di tutto il mondo, ricevendo consensi da numerosi paesi esteri. Lo slogan della campagna che riecheggia tra i numerosi post della pagina Facebook è “Being a woman is not a tool to humiliate or punish anyone”, essere una donna non è uno strumento per umiliare o punire nessuno.

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