In Iran infiammano le proteste per la crisi economica ed è scontro ai vertici del governo
Nonostante la durissima repressione, con arresti e uccisioni di manifestanti, e la minore attenzione mediatica dall’estero, in Iran le proteste contro il regime non si fermano e anzi stanno aumentando fino ai livelli che non si vedevano dalla fine dello scorso anno. Lo rivela un nuovo rapporto del Critical Threats Project dell'American Enterprise Institute che da tempo monitora quanto sta accadendo nel Paese mediorientale.
Secondo il rapporto, nel Paese nelle ultime settimane, le manifestazioni sono aumentate costantemente anche se hanno avuto come oggetto principale le condizioni economiche in Iran più che le libertà civili come quelle scaturite dopo la morte di Mahsa Amini, la ragazza arrestata a Teheran a causa della mancata osservanza della legge sull'obbligo del velo e morta in cella di sicurezza.
Proteste che però non è escluso possano fondersi e creare non pochi grattacapi al regime teocratico. Non è un caso infatti che diversi leader del regime hanno iniziato ad accusarsi a vicenda iniziando una discussione su come affrontare le questioni economiche e cercando di far cadere la colpa su altri, in particolare le potenze straniere. Lo stesso presidente Ebrahim Raisi nei giorni scorsi ha sottolineato il ruolo dei nemici stranieri nel guidare l'aggravarsi della crisi valutaria del Paese, e al contrario ha elogiato i risultati economici della sua amministrazione.
Contro di lui però è arrivata una valanga di critiche dal presidente del parlamento Mohammad Bagher Ghalibaf e dagli organi di stampa collegati al Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (IRGC) per lo scarso andamento dell'economia.
Secondo il report, non è escluso che ha fomentare alcune delle proteste siano stati gli stessi oppositori del governo in Parlamento. A complicare le cose lo scontro tra lo stesso Ghalibaf e la leadership dell'IRGC sul ruolo delle organizzazioni parastatali nell'economia. Il primo chiede un minore coinvolgimento statale nell’economica per maggiore efficienza, una ipotesi rigettata pienamente dalle Guardie rivoluzionarie. Nella lotta interna al regime l'amministrazione Raisi potrebbe sostituire alcuni dei suoi manager economici con figure strettamente legate alla rete finanziaria dell'IRGC per affrontare la crisi