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In India la Corte Suprema dice “no” alla legalizzazione dei matrimoni gay: “Spetta al Parlamento”

È arrivata l’attesa sentenza della Corte suprema indiana sulla legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Il collegio ha rimandato la decisione al Parlamento, invitando però le istituzioni a riconoscere le relazioni Lgbtq+ e a proteggerle dalla discriminazione. Delusione per le persone radunate fuori dal tribunale che speravano in un parere favorevole.
A cura di Eleonora Panseri
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Non sarà la Corte suprema indiana a legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. È arrivata l'attesa sentenza della Corte che, dallo scorso aprile, aveva iniziato a esaminare 21 richieste di coppie gay che avevano chiesto di vedere riconoscere la propria unione. Il collegio ha dato parere negativo, dicendo che l'organo che deve decidere in merito è il Parlamento. Tuttavia, la Corte ha affermato che il Paese ha il dovere di riconoscere le relazioni Lgbtq+ e di proteggerle dalla discriminazione.

Come si legge sui quotidiani internazionali, all'interno del collegio è stata però registrata la posizione contraria di due giudici su cinque. Nella sentenza la Corte ha infatti affermato che la Carta costituzionale non garantisce il diritto al matrimonio fra persone dello stesso sesso. "È di competenza del Parlamento e delle legislature statali determinare la legge sul matrimonio", ha detto il presidente della Corte Suprema Dhananjaya Yeshwan Chandrachud durante la lettura del verdetto.

Chandrachud ha anche precisato però, come già detto, che l'India ha il dovere di riconoscere le relazioni tra persone dello stesso sesso e di proteggere le persone della comunità Lgbtq+ dalla discriminazione e dalle violenza. "La nostra capacità di provare amore e affetto gli uni per gli altri ci fa sentire umani", ha affermato. "Questa Corte ha riconosciuto che l'uguaglianza richiede che le unioni e le persone queer non siano discriminate", ha aggiunto.

Ma la notizia è stata accolta con delusione da quanti si erano radunati fuori dal tribunale e speravano di poter festeggiare la notizia che l'India sarebbe diventata il secondo paese asiatico, dopo Taiwan, a legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso.

La legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso avrebbe infatti consentito alle coppie omosessuali di accedere ad alcuni benefici legali del matrimonio, come, per esempio, l'adozione, l'assicurazione e l'eredità. Ma il governo nazionalista indù del primo ministro Narendra Modi è fermamente contrario.

"Non siamo soddisfatti di ciò che ha detto la Corte. Questa cosa va avanti da anni, stiamo lottando per il riconoscimento legale", ha raccontato all'Afp Siddhant Kumar, un ragazzo di 27 anni. "Dobbiamo rimanere forti e continuare la nostra lotta", ha aggiunto il ragazzo

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