In Germania si pensa di tassare chi fa smart working per aiutare chi è stato danneggiato dal Covid

Una tassa del 5 per cento sullo stipendio di chi è in smart working per aiutare quanti hanno perso il proprio impiego a causa dell'emergenza sanitaria provocata dal Coronavirus. La proposta, che ha già suscitato una serie di polemiche, arriva direttamente dalla Deutsche Bank, prima banca della Germania. A spiegarla è stato Luke Templeman, strategist dell'istituto bancario, secondo il quale chi lavora da casa risparmia denaro, non usufruendo dei mezzi pubblici per spostarsi e non spendendo soldi per acquistare il pranzo, giustificando in questo modo la tassazione extra. L'obiettivo è quello di costituire un fondo da cui attingere per aiutare coloro che sono stati economicamente danneggiati dalle chiusure e dalla conseguente crisi dovuta al Covid-19. "Da anni abbiamo bisogno di una tassa sui lavoratori da remoto, e il Coronavirus lo ha reso evidente a tutti", ha affermato Templeman, come riportato anche dalla BBC.
A supporto di questa proposta c'è un report, realizzato da Deutsche Bank Research, che fa degli esempi concreti, anche al di fuori della Germania. Se gli Stati Uniti d'America decidessero di applicare questo sistema, infatti, potrebbero raggiungere la sostanziosa cifra di 49 miliardi di dollari, mentre nel Regno Unito l'imposta genererebbe un fondo di ben 6,9 miliardi di sterline in un anno. Berlino, invece, potrebbe ambire a 20 miliardi di euro, che potrebbero essere utilizzati per aiutare i cittadini in seria difficoltà economica una volta terminata la pandemia. "Il virus ha avvantaggiato coloro che possono svolgere il proprio lavoro virtualmente, come gli analisti bancari, e ha minacciato i mezzi di sussistenza o la salute di coloro che non possono", ha proseguito Templeman.
D'altronde, chi lavora da remoto, può contare su una serie di risparmi, da quello sui mezzi pubblici a quello sull'abbigliamento da ufficio fino alla pausa pranzo. L'aliquota del 5% sullo stipendio, in quest'ottica, secondo lo strategist, "non provocherà loro conseguenze peggiori di quelle che avrebbero se avessero scelto di recarsi in ufficio", e sarà pagata direttamente dai datori di lavoro che scelgono di far lavorare a distanza i propri dipendenti. Ovviamente, ha precisato infine Templeman, sarebbero esclusi "lavoratori autonomi e quelli a basso reddito. Molte persone non sono impressionate dall'idea di un'altra tassa, tuttavia, alcuni l'hanno vista come una politica interessante che i governi possono utilizzare per ridistribuire alcuni dei guadagni dalla pandemia che sono stati inaspettatamente accumulati da alcune persone mentre altri lo hanno perso".