In Germania allarme contagi nei macelli, oltre 600 lavoratori positivi al Covid-19
È di nuovo allerta contagi in Germania dopo la scoperta di diversi focolai epidemici tra i lavoratori dei grandi macelli del Paese. Sono centinaia infatti gli addetti contagiati per un totale di almeno seicento persone. Si tratta per lo più di addetti stranieri con contratti stagionali, spesso di origine romena e che ancora più spesso coabitano in spazi molto stretti dove il rischio di trasmissione del contagio è altissimo. Le strutture più colpite sono quella dell'azienda Mueller Fleisch di Pforzheim, nel Baden Wuerttemberg, dove sono segnalate 300 infezioni, quella della Westfleisch a Coesfeld, nel Nord-Reno Vestfalia, dove risultano infetti da coronavirus oltre 200 lavoratori, e quella della società Vion a Bad Bramstedt, nello Schleswig Holstein, dove sono segnalati oltre 100 i nuovi infetti da Covid-19.
Tamponi di massa su tutti gli addetti
Una situazione limite ed estremamente pericolosa che ha spinto le autorità locali a rinviare di una settimana, ossia al 18 maggio, gli allentamenti del lockdown già decisi e a prendere provvedimenti straordinari. Inevitabile anche la chiusura degli stabilimenti interessati e la quarantena forzata per tutti gli addetti. Sia il Nord Reno-Westfalia si lo Schleswig-Holstein hanno già annunciato tamponi di massa in tutti i macelli e inoltre sono in preparazione ulteriori test per i lavoratori agricoli, per un totale di diverse migliaia di perone da testare.
Superato tetto dei contagi imposto del governo per Fase due
Misure dettate dal rischio di dover richiudere tutto a pochi giorni dalla riapertura. Anche se per ora non si parla di chiusura generalizzata delle altre attività sul territorio, con queste nuove infezioni, le zone interessate in effetti hanno superato il "tetto" dei 50 nuovi contagi per 100mila abitanti fissato dal governo centrale come limite per ritornare alla fase uno del blocco. Per ora si sta cercando di isolare i focolai già individuati ma sono in molti a puntare il dito contro le aziende che costringono gli operai stagionali a convivere in grossi gruppi in piccoli appartamenti dove è impossibile il distanziamento sociale e chiedono ora che siano le aziende a pagare i costi degli eventuali ricoveri degli operai .