In Cisgiordania, tra raid israeliani e violenze dei coloni: “Qui la situazione è spaventosa”
A poche ore dall'entrata in vigore del cessate il fuoco a Gaza, Tel Aviv ha stretto ulteriormente la morsa in Cisgiordania occupata. Mentre la popolazione palestinese si è riversata nelle strade di Ramallah per celebrare il rilascio dei primi 90 prigionieri politici palestinesi, liberati come parte della prima fase dell’accordo, le forze israeliane hanno fatto irruzione nella città di Azzun, a nord di Ramallah, arrestando 60 palestinesi. Il campo profughi di Jenin è stato assediato dall’esercito israeliano in quella che Netanyahu ha chiamato "Operazione Muro di Ferro".
Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha descritto l'operazione come parte di una più ampia lotta di Israele contro l'Iran e i suoi alleati militanti nella regione, affermando: "Colpiremo le braccia del polpo fino a spezzarle". Ad oggi, i morti confermati sono 10 e oltre 30 gli arrestati. Anche la polizia dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) è coinvolta in un'intensa campagna di arresti e uccisioni deliberate contro la popolazione del campo profughi, iniziata già a dicembre scorso.
Il direttore dell'Unrwa ha definito la zona "quasi inabitabile". A causa delle continue azioni di sabotaggio delle infrastrutture e di un blocco che persiste quasi senza interruzioni dall’inizio di dicembre 2024, circa 2.000 famiglie sono state costrette ad abbandonare le loro case. La situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente se le due leggi approvate dalla Knesset israeliana, che restringono fortemente il lavoro della principale agenzia umanitaria dell'Onu nei territori occupati, dovessero entrare in vigore. In tal caso, l'Unrwa sarà costretta a ridurre al minimo le sue attività in Cisgiordania.
La Relatrice dell’Onu per i diritti umani in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est, Francesca Albanese, ha commentato su X: "Mentre il tanto atteso cessate il fuoco a Gaza ha avuto luogo, Israele ha intensificato i suoi attacchi in Cisgiordania, uccidendo dieci persone a Jenin. Se non sarà fermata, il genocidio dei palestinesi da parte di Israele non sarà limitato a Gaza".
Raid militari sono avvenuti anche nel campo profughi di Aida, alle porte di Betlemme, e in quello di Shu’fat, a Gerusalemme Est. Sono sorti nuovi posti di blocco militari e quelli già esistenti sono stati chiusi, limitando ulteriormente la già ristretta libertà di movimento a centinaia di migliaia di palestinesi. "Per percorrere i 40 chilometri che separano la città di Hebron da Ramallah, ora ci si impiega almeno 10 ore", spiega Muhanned, giornalista e attivista di Hebron. "La situazione è spaventosa. Si teme che chiuderanno la Cisgiordania almeno fino al termine della prima fase dell’accordo".
Non cessano in Cisgiordania le violenze dei coloni israeliani. Almeno sette villaggi – Sinjul, Turmus Ayya, Ein Sinya e Sharkiya vicino a Ramallah, Funduq e Jisafut nei pressi di Nablus, e Quawawis al sud di Hebron – sono stati attaccati tra domenica e mercoledì, e 20 palestinesi sono stati feriti. "Non possiamo neanche attraversare la strada per raggiungere le nostre terre, altrimenti i coloni ci attaccano", dice un attivista del villaggio di Um al-Khair, nel sud di Hebron. "La comunità internazionale deve chiamare Israele a rispondere delle sue azioni contro la popolazione palestinese e garantire un futuro di giustizia e libertà", dichiara Hamudi, giornalista del vicino villaggio di At-Tuwani.
Secondo le statistiche pubblicate dall'organizzazione israeliana per i diritti umani Yesh Din, tra il 2005 e il 2024 sono state aperte solo 1.701 indagini da parte della polizia su atti di violenza commessi dai coloni, nonostante gli attacchi avvengano ormai quotidianamente. Solo il 6,4% di queste indagini ha portato a incriminazioni, e il 3% a condanne, parziali o complete. Le sanzioni imposte dall'amministrazione di Joe Biden nel febbraio del 2024 contro gli individui coinvolti in atti di violenza in Cisgiordania sono state revocate dal presidente Donald Trump nel primo giorno del suo mandato. Una decisione che è stata accolta con entusiasmo dalla destra israeliana, tra cui il ministro uscente Itamar Ben Gvir, che si è dimesso in protesta per il raggiungimento della tregua a Gaza, e Bezalel Smotrich, che si prepara a tornare in guerra. "Possiamo garantire che la guerra non finirà. Abbiamo ottenuto l'impegno a cambiare radicalmente il metodo di guerra, con l'obiettivo di acquisire progressivamente l'intera Striscia di Gaza, eliminare le imposizioni dell'amministrazione Biden e ottenere il totale controllo su Gaza", ha dichiarato.
Le stesse famiglie degli ostaggi israeliani, durante la manifestazione settimanale di Begin, hanno posto l’attenzione sul rischio concreto che Netanyahu non rispetti l’accordo e decida di non procedere all’implementazione della seconda parte. Nel frattempo, nel centro di Tel Aviv si sono verificati due attacchi: il primo per mano di cittadino marocchino, entrato nel paese con visto turistico il 18 gennaio, e l’altro da un residente palestinese di Tulkarem. Cinque israeliani sono stati feriti e gli aggressori sono stati uccisi. Del domani sembra non esserci certezza.