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In Cile la parola dittatura scomparirà dai libri di scuola

I diciassette anni di uccisioni e torture verrano definiti con un’espressione più generica. Si tratta dell’ennesimo tentativo di insabbiatura della destra al governo a fronte dei dossier consegnati nel 2011 al presidente Pinera su quei massacri, e mai pubblicati.
A cura di Vincenzo Sbrizzi
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Sebastian Pinera

Una parola scomoda. Una parola che ha segnato la vita di migliaia di persone. A tante altre ha rovinato la vita. Una parola difficile da pronunciare ma anche se vergognosa dovrebbe essere ripetuta per non farla più tornare. Non è così per il governo cileno che ha preso una decisione molto discutibile. Dai libri di scuola delle prime classi verrà rimossa la parola "dittatura". Una scelta fatta dal ministro dell'Istruzione del governo cileno, Harald Beyer che ha annunciato la sostituzione del termine.

Una parola troppo dura secondo il ministro che ha anche scelto la parola con la quale verrò sostituita. Più che una parola una perifrasi visto che per sostituire dittatura verrà usata «l'espressione più generica di regime militare». La decisione presa dal ministro scelto dal presidente Sebastian Pinera ha creato imbarazzo nelle sfere governative soprattutto di fronte ad un'opinione pubblica che al contrario conosce bene quel periodo storico e la sua ferocia.

«Riconosco che si tratta di un tema delicato – ha commentato il neo ministro che ha aggiunto – e riconosco che è stato un governo dittatoriale». I fatti però dimostrano tutt'altro e la decisione suona come una beffa storica. Beyer è subentrato lo scorso 29 dicembre a Felipe Bulnes ed è uno dei rappresentanti di punta della destra attualmente al governo in Cile. Gli stessi colori politici che sostennero la dittatura di Augusto Pinochet dal 1973 al 1990.

Il colpo di stato, che portò all'uccisione del presidente eletto Salvador Allende e favorì l'ascesa al potere della dittatura militare, è tristemente noto in Cile come il periodo peggiore della storia della nazione sudamericana. Dalla fine del ventennio di dittatura sono stati diversi i tentativi di insabbiamento di un periodo storico nero. Sono circa trentamila le persone, tra cui anche bambini, sottoposte in quel periodo a torture immonde. Si stimano intorno ai tremila invece le persone uccise o scomparse.

Una vera e propria carneficina alla cui verità si è giunto con un duro percorso di informazione e memoria storica che ha portato in tribunale circa 700 militari coinvolti nei massacri. Una presa di coscienza storica tuttora però ostacolata da scelte governative come quella appena approvata dal governo di Pinera a cui erano stati consegnati nel 2011 anche dei dossier che documentavano gli orrori della dittatura e che sarebbero dovuti essere pubblicati. Dall'estate in Cile si sono già susseguite diverse manifestazioni di protesta contro il governo di Pinera per i discussi tagli alla scuola guidate dalla "comandante" del movimento studentesco, Camila Vallejo.

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