In Afghanistan le donne non potranno essere visitate da medici uomini: “Istruire nuove dottoresse”
Con l'arrivo dei talebani in Afghanistan, la libertà delle donne è andata via via restringendosi, nonostante le promesse fatte dal neo governo islamico di proporsi al mondo come un paese progressista. Uno dei tanti casi riguarda le ospedalizzazioni e la sanità pubblica: le donne rischiano di essere estromesse dalle cure mediche per mano di dottori maschi. Eppure il numero di pazienti donne è aumentato nell'ultimo periodo rendendo difficile l'ingresso negli ospedali e l'accesso a visite ed esami per migliaia di afghane.
Da qui la necessità di istruire e formare nuove dottoresse che possano prendere in cura le tante donne nel Paese. Lo spiega il Washington Post in un lungo reportage pubblicato sul proprio sito che racconta le tante storie che vedono le donne protagoniste, sia come pazienti che come medici. Come quella di Omeida Momand che lavora in un ospedale femminile di Kabul dove, durante il giorno visita le pazienti nel reparto di ginecologia e monitora le madri con gravidanze ad alto rischio, mentre di notte si occupa dei cesarei d'urgenza.
Non ha abbandonato l'Afghanistan Momand, nemmeno quando i talebani hanno ripreso il potere, perché non voleva lasciare in difficoltà le tante donne la cui vita sarebbe cambiata da quel giorno. Nella società islamica altamente conservatrice infatti le donne dovrebbero essere assistite da altre donne, per questo la sua scelta in un certo modo ha letto quelle che sarebbero state le richieste della neo repubblica islamica.
L'idea di formare dottoresse e infermiere rappresenta una vera e propria contraddizione rispetto a quelle che sono le regole di segregazione per le donne che sono state applicate nell'ultimo anno, dall'esclusione dalle scuole sino ai parchi pubblici. Non si tratta però di una scelta progressista, piuttosto di una esigenza visto che, come deciso dal leader supremo dei talebani, Haibatullah Akhundzada, negli ospedali del paese le operatrici sanitarie dovrebbero curare le donne, mentre gli operatori sanitari maschili dovrebbero curare gli uomini.
Muhammad Hassan Ghyasi, viceministro ad interim della Sanità, ha spiegato in un'intervista che il suo ministero ha ricevuto "chiare istruzioni" per allineare le politiche alla rigida interpretazione della sharia, o legge islamica, da parte dei talebani. E questo riguarda quindi anche la sanità pubblica.
Ghyasi ha però aggiunto che se non qualora non negli ospedali pubblici non fosse disponibile una dottoressa qualificata, una paziente donna può essere visita ove necessario anche da un medico maschio. Ma con il sistema sanitario afghano sotto pressione, e una crisi economica alimentata dalle sanzioni occidentali che non fanno che accrescere la fame e le malattie, la necessità di professionisti medici qualificati di entrambi i sessi è più forte che mai.
Lo sforzo dei talebani per espandere l'istruzione medica per le donne, specialmente nei campi tradizionalmente dominati dagli uomini, contrasta con quanto abbiamo assistito finora. Da quando hanno preso il potere, i talebani hanno escluso molte ragazze dalla scuola e hanno escluso le donne dalla maggior parte delle professioni: solo lo scorso autunno è stato proibito alle donne di iscriversi a facoltà universitarie che riguardassero giornalismo, ingegneria ed economia.
Le restrizioni in ambito educativo sembrano limitare il numero di donne che nei prossimi anni potranno formarsi come medici, ma ora la necessità potrebbero far provocare un cambio di rotta al governo islamico. Momand si diplomerà questo autunno come prima della sua classe e spera di aprire una clinica ginecologica in una provincia rurale dell'Afghanistan: “Quando ero bambina, questa era il mio sogno – ha spiegato – diventare un medico, servire il mio paese e la mia gente, ma soprattutto aiutare le nostre donne, quelle più povere”.