In Afghanistan i bambini stanno morendo di fame e di morbillo
Il ritorno al potere dei talebani ha trascinato l'Afghanistan in un vortice ancora più nero di disperazione e crisi economica e sociale. La guerra aveva già ferito profondamente il Paese che però si stava lentamente riprendendo negli anni di collaborazione con l'Occidente. La lenta ripresa riguardava principalmente le grandi città, ma con il nuovo governo dei talebani nel Paese la situazione è ulteriormente peggiorata per i centri più piccoli. Ogni giorno migliaia di persone cercano di conquistare i pacchi di viveri distribuiti dagli enti benefici. I sanitari delle strutture ospedaliere locali spiegano che ogni giorno sono costretti a respingere intere folle disperate. "Tutti i giorni da almeno cinque mesi. L'anno scorso non era proprio così".
Il sostegno internazionale è stato ritirato dopo l'arrivo dei talebani ad agosto. Le riserve estere del Paese pari a 10 miliardi di dollari sono state congelate, principalmente dagli Stati Uniti. L'Afghanistan ha visto aumentare la disoccupazione e i prezzi dei generi alimentari. Sempre meno persone riescono a provvedere ai propri bisogni primari e le file fuori dai centri di triage per malnutrizione diventano sempre più lunghe. Nella provincia di Ghor la vita è sempre stata difficile, ma con il ritorno dei talebani le cose sono peggiorate e i bambini in stato di malnutrizione aumentano ogni giorno. I genitori non riescono più ad assicurare ai bimbi neppure un pasto al giorno. L'Onu ha fatto sapere che un milione di bimbi rischia di morire di fame nei prossimi mesi. Particolarmente duro è stato l'inverno senza possibilità di procurare medicine e cibo per i civili. I posti letto nei triage per malnutrizione scarseggiano e anche il personale medico è visibilmente diminuito. "In questo momento abbiamo due bimbi e le loro madri in un letto singolo" ha spiegato un'infermiera alla BBC. "A volte abbiamo anche tre pazienti nello stesso posto letto".
Neppure fornire il riscaldamento per i pazienti è semplice: le temperature toccano picchi ben al di sotto i -10°C durante la notte, ma non vi è abbastanza legna per fornire il calore necessario. Il materiale in dotazione delle strutture garantisce calore per 2 ore al giorno. "Quel poco legname che abbiamo – spiega ancora la donna – è stata donata da un ente di beneficenza internazionale. Nonostante le scarse risorse del governo di Ashraf Ghani, gli ospedali riuscivano comunque a garantire il riscaldamento ai civili. Con i fondi esteri tagliati, però, il nuovo governo talebano non ha denaro a disposizione. Il personale dell'ospedale di Ghor ha ricevuto per la prima volta lo stipendio dopo 5 mesi grazie al Comitato Internazionale della Croce Rossa. Le medicine scarseggiano e a volte le strutture sanitarie hanno materiale sufficiente per sopravvivere solo una settimana.
Alcuni pazienti arrivano a indebitarsi per riuscire ad acquistare i medicinali. "Non potevo permettermi di comprare carne, solo latte – ha spiegato Gulfiroz, 20enne reduce da un parto -. Abbiamo dovuto comprare molte medicine e abbiamo chiesto in prestito il denaro". Il capo dell'ospedale, il dottor Parsa, cerca di far fronte all'emergenza come può. Di tasca propria ha pagato sei infermiere in più per garantire i servizi essenziali. "Questa è la peggior situazione mai affrontata – spiega Parsa -. Abbiamo bisogno degli aiuti umanitari e dei fondi. Negoziate con il governo e sbloccate le loro riserve estere".
Nel frattempo aumentano anche i casi di polmonite grave con l'inverno. L'impossibilità di riscaldarsi è deleteria per bimbi e anziani. Altra emergenza in corso, il morbillo: si cerca di fare fronti al numero di casi di malattia infettiva, ma le campagne di vaccinazione sono state interrotte a causa del Covid-19 e dell'arrivo dei talebani.
Spesso nella provincia manca l'elettricità. Le centrali elettriche non riescono più a produrre e i generatori degli ospedali non bastano per l'attività quotidiana.