Il voto in USA deciderà anche la battaglia sulle etichette al cibo Ogm
Domani 6 novembre, gli elettori americani non si limiteranno a eleggere il loro nuovo presidente, ma dovranno decidere anche su una serie di "proposte". In California, forse la più discussa: la Proposition 37, il Mandatory Labeling of genetically engineered food (2012), ovvero, quella che cerca di imporre l'etichettatura obbligatoria per i prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente modificati (argomento sul quale Scienze.Fanpage si è già soffermato nei mesi scorsi). E' stato il movimento Right to Know ("Diritto di Sapere") a voler fortemente la Prop. 37, allo scopo di rispettare «il diritto fondamentale del popolo della California ad essere pienamente informato sull'eventualità che il cibo acquistato o consumato sia geneticamente modificato». Un disegno di legge che fa seguito alla raccolta di oltre un milione di firme per la petizione "Just Label" del primavera del 2011.
Si vota per la libertà di non mangiare OGM – Se la Proposition 37 dovesse passare, la California – che produce quasi la metà della frutta e verdura negli Stati Uniti – diventerà il primo Stato a prevedere l'obbligo di etichettatura sugli alimenti geneticamente modificati. In Europa vi è una soglia massima pari dello 0,9% sotto la quale non vi è alcun obbligo di etichettatura. Tale soglia fa riferimento a ogni singolo ingrediente usato nel prodotto e non alla massa o volume totale; ciò significa, per fare un esempio, che se la lecitina di soia contenuta in una tavoletta di cioccolato deriva da materia prima transgenica per più dello 0,9%, dovrà essere etichettata anche se la lecitina è solo l'1% del totale degli ingredienti. In tal senso, attualmente negli USA non vi è alcuna regola. Secondo i dati raccolti dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, il 70% del mais ed il 94% della soia prodotti in territorio statunitense deriverebbero da coltivazioni geneticamente modificate. Forse anche per questo motivo l'obbligo di etichettatura è visto con favore da almeno il 69% degli americani, secondo i recenti sondaggi.
20 milioni di dollari per il "no" alla 37 – A non voler la proposta 37, naturalmente, le multinazionali agro/chimico/alimentari: Monsanto, BASF, Bayer, Dow Chemical, DuPont e Syngenta, ovvero, le principiali aziende di pesticidi nel mondo hanno speso oltre 20 milioni di dollari per impedire ai cittadini di "sapere ciò che mangiano" attraverso una propaganda anti-etichettatura in California, rappresentata da «una censura continua agli studi e ai finanziamenti alla ricerca pro-OGM: si tratta di una stretta massiccia da parte del mondo della scienza, ma anche quello della politica, che faranno praticamente cessar di esistere i nostri sforzi» dice Gary Ruskin, il responsabile della campagna 37:
Monsanto, DuPont, e Coca-Cola non vogliono assolutamente far sapere ai californiani cosa ci sia realmente nei loro cibi e bevande perché temono che i consumatori si possano allontanare causa i loro ingredienti geneticamente modificati e pesticidi.”
«Non si può fare a meno di mettere in relazione le cifre pagate da queste multinazionali con la tesi secondo cui tali le stesse società non intendono sostenere costi per ulteriori ricerche sulla sicurezza dei loro prodotti. Ricerche che sarebbero per loro ancor più costose di quelle stesse cifre» dice Christophe Hazel dell'associazione no-profit francese Inf'OGM, con l'obiettivo di rendere consapevoli le persone sugli effetti degli OGM sulla salute reale.
"Etichettare i prodotti è sbagliato" – Da parte sua Monsanto, è convinto che la Proposition 37 mira a stigmatizzare la moderna produzione di cibo. «Rispettiamo la scelta di alcuni individui di evitare gli OGM, ma qui si rischia di spaventare la gente circa la sicurezza delle proprie scelte alimentari», dicono i produttori del colosso dei pesticidi e delle sementi geneticamente modificate, ivi compresi soia e mais. Per Monsanto, il fatto che centinaia di prodotti biologici certificati sono disponibili sul mercato è sufficiente a prevenire il rischio di mandare in confusione i consumatori.