Il Vaticano sigla accordo con lo “Stato di Palestina”
Continua il processo di riconoscimento dello Stato di Palestina da parte del Vaticano, che il mese scorso aveva portato la Santa Sede a citare in un documento ufficiale lo stato mediorientale. Venerdì 26 giugno il Vaticano ha siglato un accordo con lo Stato di Palestina, suggerendo che il riconoscimento ufficiale dell'entità politica rappresentata dall'OLP può stimolare il processo di pace con Israele e che il trattato potrebbe rappresentare un modello per tutti i paesi mediorientali. Paul Richard Gallagher e Riad al-Malki, rispettivamente ministri degli esteri del Vaticano e della Palestina, hanno firmato l'accordo nello Stato Pontificio.
Le reazioni di Israele. A maggio Israele aveva espresso profonda delusione e preoccupazione per il riconoscimento della Palestina da parte del Vaticano e ha ribadito che la decisione della Santa Sede potrebbe compromettere le prospettive di pace in Medioriente. Attraverso un comunicato stampa, il ministero degli esteri israeliano ha inoltre scoraggiato le autorità palestinesi a tornare nuovamente sulle negoziazioni, avvertendo che il trattato tra Santa Sede e Palestina verrà studiato approfonditamente, così come "le implicazioni sulla futura cooperazione tra Israele e Vaticano". Emmanuel Nahshon, portavoce del ministero degli esteri israeliano, ha accusato il trattato di essere "unilaterale", poiché ignorerebbe "i diritti storici del popoli israeliano nella terra d'Israele e i luoghi santi del Giudaismo a Gerusalemme".
Le reazioni di Stati Uniti ed Europa. Il governo statunitense si è sempre opposto al riconoscimento della Palestina, sostenendo che potrebbe minare gli sforzi di pace, a conduzione Usa, tra OLP ed Israele. Gran parte dei paesi europei, invece, non si è espressa circa l'iniziativa del Vaticano, ma, come riportato dall'AP, alcuni hanno mostrato un'apertura, soprattutto nel caso in cui lo sforzo Usa non dovesse produrre gli effetti sperati.
Vaticano. Il trattato tra stato palestinese e Vaticano è in parte l'esito del riconoscimento implicito nella decisione dell'Assemblea generale dell'Onu del 29 novembre 2012, quando alla rappresentanza palestinese venne attribuito il ruolo di osservatore non membro della Nazioni Unite. Il ministro degli esteri del Vaticano ha ribadito che il tratto potrebbe aiutare il processo di pace tra Palestina ed Israele, impegnate in un conflitto "che continua a causare sofferenze in entrambe le parti". Il trattato – osserva ancora Gallagher – potrebbe inoltre diventare un modello per gli accordi tra la Chiesa e gli altri paesi mediorientali, nei quali i cristiani sono una minoranza spesso perseguitata.
Palestina. Soddisfazione viene espressa anche da Al-Malki, che ha definito il trattato come un "accordo storico" e che rappresenta "un riconoscimento del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione, alla libertà e alla dignità, in uno stato indipendente, libero dalle catene dell'occupazione".