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Il Vaticano dice “sì” all’uso delle armi contro l’ISIS

Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ribadisce l’insegnamento della Chiesa sulla legittima difesa in caso di attacco e chiede che un intervento militare sia coordinato da una organizzazione sovranazionale.
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Il segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin
Il segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin

Il Vaticano dice “sì” all’uso delle armi contro l’Isis. Il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, intervistato dal giornale francese “La Croix”, ha spiegato che il catechismo della Chiesa cattolica chiarisce che “la difesa del bene comune esige che si ponga l’ingiusto aggressore in stato di non nuocere. I legittimi detentori dell’autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità”. Parolin ha, però, spiegato che un intervento militare contro lo Stato Islamico dovrà essere coordinato da entità sovranazionali: “Uno Stato al suo interno deve proteggere i suoi cittadini e respingere i terroristi. In caso di un intervento all’estero, bisogna cercare la legittimità attraverso le organizzazioni che la comunità internazionale si è data. Il nostro ruolo è ricordare queste condizioni, non specificare i mezzi per fermare l’aggressore”.

“Non si può tollerare la violenza cieca quale che ne sia il motivo” ha anche detto Parolin, invocando il principio di legittima difesa, ma anche quello di “guerra giusta”. Secondo il segretario di Stato Vaticano “serve una mobilitazione generale, della Francia, dell’Europa e del mondo intero. Una mobilitazione di tutti i mezzi di sicurezza, delle forze di polizia e di informazione, per sradicare questo male del terrorismo. Ma anche una mobilitazione che schieri tutte le risorse spirituale per dare una risposta positiva al male”.

“Questo passa dall’educazione al rifiuto dell’odio – ha detto ancora il cardinale -. Dalle risposte ai giovani che partono per la jihad. Bisogna convocare tutti gli attori, politici e religiosi, della vita nazionale e internazionale. Bisogna davvero fare uno sforzo per lottare e combattere insieme. Senza questa unione, questa battaglia, molto dura, non sarà vinta. Ed è necessario coinvolgere gli attori musulmani. Devono far parte della soluzione.”

Indirettamente, poi, Parolin ha messo la parola fine alle polemiche sulla possibile cancellazione del Giubileo della Misericordia: “Nel mondo lacerato dalla violenza, è il momento giusto per lanciare l’offensiva della misericordia. – ha proseguito – Si può capire che dopo gli attentati ci sono sentimenti di vendetta ma bisogna davvero combatterli. Il Papa vuole che il Giubileo serva alle persone per incontrarsi, comprendersi e superare l’odio. Dopo gli attentati, questa finalità esce rafforzata. Riceviamo la misericordia di Dio per adottare questo comportamento verso gli altri. Il Misericordioso è anche il più bel nome di Dio per i musulmani, che possono essere coinvolti in questo Anno santo, come l’ha voluto il Papa”.

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