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Vaiolo delle scimmie in Italia ed Europa

Il vaiolo delle scimmie ogni anno contagia migliaia di persone e fa decine di morti in Africa

I casi di vaiolo delle scimmie in Africa sono in costante aumento negli ultimi decenni ma l’Oms ha definito un evento “altamente insolito” il fatto che casi accertati in Europa non abbiano collegamenti diretti con un’area endemica.
A cura di Antonio Palma
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Con un aumento impressionante dei casi accertati in Europa in così breve tempo, il vaiolo delle scimmie ha messo inevitabilmente apprensione facendo scattare una doverosa allerta da parte delle autorità sanitarie ma, secondo gli esperti, per ora non ci sono grossi motivi di preoccupazione visto che si tratta di un virus molto vecchio e già ampiamente conosciuto. Si tratta infatti dello stesso virus già individuato nel 1958 e registrato negli umani già nel 1970 e responsabile, in tempi più recenti, di diversi focolai in Africa dove si sono registrati migliaia di casi all'anno e decine di morti.

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Nel Continente africano infatti i casi di vaiolo delle scimmie sono in costante aumento negli ultimi decenni con un focolaio epidemico importante registrato appena qualche anno fa, nel 2017, in Nigeria, che ha contato oltre 700 casi. Quasi sempre l'origine è stata individuata negli animali come scoiattoli e roditori, ospiti naturali del virus, che poi l'hanno trasmesso all'uomo. Casi che, come detto, sono aumentati costantemente negli ultimi decenni anche a fronte dell'assenza di un aumento della contagiosità del virus che di fatto è rimasto immutato.

Per gli esperti i motivi di questi aumenti infatti sono da ricercare in altri fattori come la fine della vaccinazione di massa, la deforestazione e la pressione demografica sempre più alta nelle aree delle foreste tropicali. Con la fine delle epidemie di vaiolo, infatti, dal 1981 e nessuno viene più vaccinato e così il virus del vaiolo delle scimmie, che è meno grave di quello umano, si è trovato davanti un gran numero di esseri umani infettabili.

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Del resto il virus è stato identificato per la prima volta nel 1958, presso l'Istituto sierologico statale di Copenaghen, in una popolazione di scimmie che era stata portata in Europa proprio dall'Africa per essere utilizzata come cavia nello sviluppo del vaccino per la poliomielite. I primati però sono considerati solo ospiti accidentali e non il principale serbatoio del virus. Dopo che il primo caso umano è stato rilevato nella Repubblica Democratica del Congo, nel 1970, i casi sono stati solo qualche decina nei successivi 10 anni.

All'inizio degli anni 2000, però si è iniziato a osservare un aumento dei focolai. Un focolaio importante è stato segnalato in Nigeria e "Attualmente abbiamo circa 2.000 casi ogni anno nella Repubblica Democratica del Congo con tendenza in crescita, anche se con le informazioni attuali è difficile sapere se è dovuto a cause ambientali o perché è stato compiuto uno sforzo per il rilevamento", ha spiegato a El Pais, l'esperta di vaiolo delle scimmie Nikola Sklenovská.

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Un primo focolaio in occidente, ma con poche decine di casi, si è verificato nel 2003 negli Stati Uniti ed era legato strettamente e roditori provenienti dal Ghana. In Europa i primo casi nel Regno Unito ma con soggetti che erano stati in Nigeria. Nei casi delle ultime settimane questo collegamento diretto però non è stato accertato tanto che l'Oms ha definito un evento “altamente insolito" il fatto che casi accertati di vaiolo delle scimmie non abbiano collegamenti diretti con un'area endemica.

Esistono due varianti note del vaiolo delle scimmie, una prevalente nell'Africa centrale e più virulenta, con una letalità che può raggiungere il 10%, e un'altra presente nell'Africa occidentale che è considerata più mite perché provoca in media solo l'1% dei decessi. Come ha ricordato anche Burioni, i dati preliminari ci fanno supporre che il ceppo responsabile dei casi europei sia il ceppo più meno grave.

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