Il vaiolo delle scimmie arriva in Europa: la Svezia conferma il primo caso. Ministro: “Niente allarmi”
Dopo lo stato di emergenza sanitaria internazionale dichiarato dall'Oms, l'Agenzia svedese per la Sanità pubblica ha annunciato di aver registrato il primo caso al di fuori dell'Africa della variante più pericolosa del vaiolo delle scimmie. L'organizzazione ha affermato che la persona ha contratto il contagio durante un soggiorno in una zona dell'Africa in cui è attualmente in corso un'importante epidemia di mpox Clade 1.
Il Ministro della salute Jakob Forssmed ha comunque voluto precisare che non c'è bisogno di "inutili allarmismi": “Niente allarme, i rischi di infezione da vaiolo delle scimmie è basso. La situazione è seria ma siamo ben preparati”, ha detto. "Credo che la situazione sia seria, ma non c'è motivo di allarmarsi: il rischio di infezione è basso. Siamo ben preparati e i servizi sanitari dispongono di buone procedure in materia. È una malattia conosciuta. Ci sono vaccini e li abbiamo in magazzino". Lo riporta l'agenzia svedese Tt.
La stessa Organizzazione Mondiale della Salute lo scorso anno aveva già una volta definito il vaiolo delle scimmie emergenza internazionale. L'epidemia aveva colpito quasi 100mila persone, in 116 paesi, e fatto circa 200 vittime, riporta in New York Times.
Ma la minaccia questa volta si sta rivelando più importante. Dall'inizio di quest'anno, la sola Repubblica Democratica del Congo ha segnalato più di 14.000 casi di Mpox e 524 decessi. Nell'ultimo mese sono stati segnalati circa 90 infezioni dovute al ceppo 1b del virus mpox in quattro Paesi confinanti che non avevano mai segnalato la malattia in precedenza: Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda.
Tra le persone più a rischio ci sono le donne e i minori di 15 anni. "Il rilevamento e la rapida diffusione di un nuovo clade di mpox nella Repubblica Democratica del Congo orientale, il suo rilevamento nei paesi vicini che non avevano precedentemente segnalato l'mpox e il potenziale di ulteriore diffusione all'interno dell'Africa e oltre è molto preoccupante", ha detto il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'OMS.