Il super-missile atomico di Putin “è un’illusione propagandistica”, dicono gli esperti
Un “missile illusorio”, ben lontano dal diventare operativo. E quando lo diventasse, “non sarebbe certo invulnerabile, né in grado di alterare i rapporti di forza tra le potenze nucleari”: gli esperti sentiti da Fanpage.it non sono troppo impressionati dall’affermazione di Vladimir Putin secondo cui la Russia ha appena testato con successo il Burevestnik, una delle “super armi” annunciate cinque anni fa dal capo del Cremlino.
Un’arma per la tempesta finale
“Putin cerca di vendere un’illusione ai media occidentali per motivi di propaganda”, dice al nostro giornale l’analista militare russo Pavel Luzin. Burevstnik in italiano si traduce con “procellaria”, il volatile delle tempeste marine, che vola basso sulle onde e porta sfortuna ai naviganti. Infatti, l’arma è progettata per volare a un’altezza tra i 50 e i 100 metri, secondo quanto riporta l’International Institute of Strategica Studies citando una rivista specializzata di Mosca. Molto al di sotto, quindi rispetto agli ordigni analoghi. E, questione cruciale, sotto la portata dei sistemi di difesa contro le armi strategiche, ovvero i missili balistici intercontinentali (Icbm). Ma una sua caratteristica ancor più vincente sarebbe la gittata: potrebbe restare in volo per 20mila chilometri, e colpire, per esempio, negli Stati Uniti dopo essere stato lanciato da qualsiasi base in Russia. In pratica, un missile cruise, ovvero “da crociera”, che parte da terra ed ha un autonomia illimitata o quasi. E che potrebbe continuare a volare anche durante un conflitto nucleare totale — come la procellaria durante una tempesta — e colpire all’improvviso dove meno il nemico si aspetta. Senza un obbiettivo prefissato prima del lancio. Con un comando dato all’ultimo momento. Il missile, manco a dirlo, è capace di trasportare una o più testate atomiche. Non c’è dubbio che porti sfortuna.
Missile o chimera?
A permettere quanto abbiamo appena detto, in teoria, la propulsione nucleare del Burevestnik. E qui nascono le perplessità. “In realtà la fisica rende estremamente difficile se non impossibile adattare un motore nucleare a un missile cruise”, spiega Luzin. “Viste le dimensioni limitate del vettore, il reattore deve essere sufficientemente piccolo ma in grado di produrre la spinta e l’energia necessarie per far partire e volare l’arma. E resta poi il problema di dove e come posizionare gli scudi protettivi e i sistemi di raffreddamento”. Una sfida tecnica formidabile. L’idea non è nuova. Dal 1957 al 1964 gli Stati Uniti furono impegnati a sviluppare un autoreattore a propulsione nucleare per un missile cruise. Era il progetto “Pluto”: “Alla fine fu abbandonato del tutto, per le molte difficoltà incontrate”, ricorda a Fanpage.it Fabian Hoffman, ricercatore presso l’Oslo Nuclear Project: “In particolare, risultò troppo difficile miniaturizzare il reattore nucleare fino alle dimensioni necessarie, e integrarlo con un motore a presa d’aria”. Che l’impresa sia ardua lo dimostrerebbe anche l’incidente avvenuto nel poligono di Severodvinsk sul Mar Bianco nel 2019: l’agenzia russa per l’energia nucleare Rosatom ammise una dispersione di radioattività; cinque scienziati militari morirono. Secondo diversi esperti ta cui il professor Jeffrey Lewis del Center for Nonproliferation Studies di Monterey e secondo fonti dell’intelligence americana citate dalla Reuters, la causa fu proprio un test del Burevestnik, tragicamente fallito.
Non poi così super
“Non sappiamo davvero a che punto gli ingegneri missilistici russi siano arrivati”, nota Hoffmann. “Ma ritengo che il Burestvnik sia ancora lontano dall’avere capacità operativa”. Riguardo alla sua presunta invulnerabilità, “non mi convince”, dice l’esperto: “In fondo è un missile cruise, anche se vola a velocità supersonica. Sarà più difficile da intercettare di un missile da crociera subsonico a testata nucleare. Ma sarà sempre un bersaglio più facile che non un Icbm”. Anche se vola basso e sfugge alle difese pensate per gli Icbm, ci sono sempre le difese aeree contro le armi convenzionali. Che con altre delle “super armi” di Putin si son dimostrate parecchio efficienti. “Il Burevestnik fa parte del piano per dare alla Russia un vantaggio tecnologico sull’Occidente”, continua Hoffmann. “In questo piano è compreso — tra le altre armi “speciali”— anche il missile cruise Kinzhal. E abbiamo visto in Ucraina che il Kinzhal è tutt’altro che speciale, e anzi piuttosto vulnerabile di fronte al fuoco dei sistemi di difesa missilistica di Kyiv”. Quanto all’autonomia pressoché illimitata, l’analista Pavel Luzin è drastico: “È solo una favola”, afferma. Luzin è convinto che la Russia stia effettivamente lavorando a sistemi di propulsione nucleare per i missili, ma solo nell’ambito del suo programma spaziale. Missili più grandi di un cruise, e destinati ad un utilizzo molto diverso. La Rosatom e la Roscosmos, l’agenzia russa per lo spazio, hanno effettivamente un progetto di ricerca e sviluppo in merito. Il disastroso test del 2019 e quello che Putin dice essere avvenuto “con successo” nei giorni scorsi, potrebbero rientrare in questo progetto.
Propaganda tra amici
Tuttavia, non si può escludere che qualche testa calda come il capo dell’istituto Kurchatov e quindi della ricerca nucleare russa, Mikhail Kovalchuk, “possa aver illuso il Cremlino della possibilità di rendere operativo un missile cruise a propensione atomica”, suggerisce Luzin. Ma anche in questo caso sarebbe “solo propaganda”. In Russia si è bravissimi a costruire la propaganda, anche a scopi personali. Il Kovalchuk in questione, poi, è il fratello di Yuri Kovalchuk: il “banchiere di Putin”, amico stretto del presidente. Secondo alcuni “cremlinologi” fu lui a convincerlo a invadere l’Ucraina. I Kovalchuk sono estremamente influenti e purtroppo molto ascoltati, al vertice del potere. Mikhail Kovalchuk sogna di scompigliare l’equilibrio nucleare nel mondo, lo ha detto apertamente. Ma più che il progetto Burevestnik a preoccupare l’Occidente dovrebbe essere la possibilità che la Russia faccia esplodere una testata nucleare nell’atmosfera. Come Kovalchuk ha espressamente auspicato. Putin ha risposto che sta prendendo in considerazione la possibilità di uscire dal trattato Ctbt, che impedisce questo genere di test. E allora davvero sarebbe lo scompiglio e la totale anarchia. Con conseguenze inimmaginabili. Invece, anche se il Burevestnik non fosse “un'illusione” e diventasse operativo, non farebbe saltare gli equilibri: “È inteso come un arma di ritorsione dopo un primo attacco nucleare strategico”, sottolinea Fabian Hoffmann. “Non aumenta la capacità della Russia di portare il primo colpo: è solo un deterrente contro un eventuale attacco nucleare americano”. Certo, il Burevestnik potrebbe complicare le eventuali trattative per il rinnovo o la sostituzione del trattato New Start, che limita le atomiche e scade nel 2026. Ma la Russia, che ha sospeso la sua partecipazione, vuol davvero riesumarlo?
Intanto, l’Occidente e l’Ucraina potrebbero addirittura avere qualche vantaggio, se Mosca vuol continuare a sviluppare questa sua arma: “Se vanno avanti, consumeranno parte delle loro già scarse risorse, sia in termine di materiale che di persone impegnate nel progetto”, ritiene Hoffmann. In termini di costo-opportunità, il Burevestnik potrebbe rivelarsi un pessimo affare, per Putin.