Il rilascio delle prime 3 donne israeliane e l’abbraccio con le madri, Hamas: “Altri ostaggi liberi sabato”

Col cessate il fuoco nella Striscia di Gaza sono state liberate oggi le prime tre donne israeliane: sono Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher. Hamas afferma che il prossimo scambio ostaggi-prigionieri palestinesi avverrà sabato 25 gennaio.
A cura di Susanna Picone
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Una delle tre donne israeliane liberate da Hamas
Una delle tre donne israeliane liberate da Hamas

Dopo 471 giorni di prigionia nella Striscia a Gaza, nel quadro dell'accordo con Israele che ha dato il via alla tregua a Gaza, sono stati rilasciati oggi tre ostaggi. Sono Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher, che hanno già abbracciato le loro madri.

"È un giorno molto emozionante. Sono le prime rapite che riportiamo a casa in questa fase. Voglio che diciate a Romi, Doron e Emily tutta la nazione vi abbraccia, benvenute a casa. Tutti sappiamo, che hanno passato un inferno. Stanno uscendo dalle tenebre verso la luce, stanno uscendo dalla schiavitù alla libertà", le parole del premier Benyamin Netanyahu diffuse mentre avveniva la consegna delle tre donne all’Idf. In un colloquio con Gal Hirsch, il responsabile del governo per il ritorno degli ostaggi, Netanyahu ha chiesto di dire alle tre donne liberate oggi che la nazione le abbraccia sottolineando il "grande giorno" per il Paese.

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La gioia dei familiari degli ostaggi liberati

"Emily, Doron e Romi sono ora in mani sicure – ha detto il protavoce dell'Idf Daniel Hagari – Negli ultimi minuti, Emily, Doron e Romi si sono uniti alle forze israeliane e dello Shin Bet. Sono nelle nostre mani e stanno finalmente tornando a casa, si stanno dirigendo verso un punto di incontro delle forze israeliane, dove riceveranno le prime cure mediche e incontreranno le loro famiglie. Da lì saranno trasferite in ospedale".

Mandy Damari, mamma di Emily, ha ringraziato "tutti quelli che non hanno mai smesso di lottare per Emily durante questa terribile prova", ricordando che se il loro incubo finisce oggi, per troppe altre famiglie continua l'attesa. "Dopo 471 giorni Emily è finalmente a casa – ha dichiarato la donna in un comunicato – voglio ringraziare tutti quelli che non hanno mai smesso di lottare per Emily durante questa terribile prova e che non hanno mai smesso di pronunciare il suo nome. In Israele, nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Grazie per aver riportato Emily a casa". "Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati e devono essere forniti aiuti umanitari agli ostaggi che stanno ancora aspettando di tornare a casa", ha detto ancora chiedendo poi alla stampa di "rispettare la privacy di Emily e della nostra famiglia in questo periodo".

I prossimi ostaggi liberi sabato prossimo

Cosa succede adesso? Un esponente di Hamas ha detto all'agenzia Afp da Doha che il rilascio del secondo gruppo di prigionieri israeliani avverrà nella serata di sabato prossimo, 25 gennaio, quindi nel settimo giorno dall'entrata in vigore dell'accordo di cessate il fuoco con Israele. L'emittente pubblica israeliana Kan afferma che durante questo scambio verranno rilasciati quattro prigionieri israeliani.

Il messaggio di Sergio Mattarella

"Accolgo con viva soddisfazione la notizia dell'entrata in vigore dell'accordo per il cessate il fuoco fra Israele ed Hamas e della liberazione dei primi ostaggi. È ora più che mai importante l'impegno della Comunità internazionale per garantire la progressiva e piena applicazione della tregua" per una "pace duratura". Così il presidente Sergio Mattarella, sottolineando come "tale processo non può che poggiare sul convinto sostegno alla soluzione a due Stati, nel quadro di credibili garanzie per la sicurezza di Israele. E' adesso più che mai imperativo un impegno rafforzato per risolvere alla radice un conflitto".

"In questo momento il nostro pensiero va alla popolazione civile di Gaza – prevalentemente donne e bambini – provata da mesi di indicibili sofferenze ed ai cittadini israeliani ancora tenuti in una atroce prigionia nonché all'angoscia delle loro famiglie. È ora più che mai importante l'impegno della Comunità internazionale per garantire la progressiva e piena applicazione della tregua, creando le condizioni per porre definitivamente fine alla spirale di violenza ed avviando al tempo stesso un percorso politico che porti ad una pace duratura", così ancora il Presidente sottolineando come è necessario impegnarsi per "risolvere alla radice un conflitto che da oltre settant'anni è ragione di sofferenza per le popolazioni e di profonda instabilità".

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