Il racconto dello zio del 16enne decapitato da uno squalo in Giamaica: “Sono stato io a trovare il corpo”
"Sono stato io a trovare il suo corpo". A parlare è lo zio pescatore del 16enne morto decapitato da uno squalo tigre dopo essere andato a fare pesca subacquea nei pressi di Montego Bay, in Giamaica. Il ragazzo era scomparso lunedì scorso, poi dopo 24 ore il suo cadavere è stato rinvenuto privo di testa e del braccio sinistro e con ferite compatibili con l'attacco di uno squalo.
"Quando lo abbiamo trovato, la sua mano era da un lato e poi abbiamo trovato dall'altro il suo corpo senza testa", ha detto al Jamaica Observer lo zio della vittima, pescatore da quasi 28 anni, aggiungendo che lo squalo che pensa abbia attaccato suo nipote gli è anche passato accanto. Lui, insieme ad altri colleghi, ha provato ad ucciderlo a colpi di pistola, ma non ci sono riusciti.
Il pescatore pensa che il 16enne sia morto dopo aver pescato un grosso pesce e aver così attirato l'attenzione dello squalo. Il padre dell'adolescente si trovava invece sulla spiaggia quando i resti del figlio sono stati riportati a terra. "Non riesco a credere che sia andato in mare da solo e che questo sia stato il risultato. Mi sento così male", ha detto ai media giamaicani, aggiungendo che aveva spesso cercato di dissuadere il figlio dal suo hobby della pesca subacquea e che spesso litigavano per farlo uscire.
Il capo di un'associazione di pescatori locali ha detto che questa era la prima volta nella storia recente che qualcuno veniva ucciso da uno squalo nelle acque giamaicane. Sono stati segnalati solo tre attacchi non provocati dal 1749, secondo l'International Shark Attack File. Fritz Christie ha ipotizzato che lo squalo potrebbe aver seguito una nave da crociera nella baia di Falmouth. "Quello che dobbiamo fare è assicurarci che quando arrivano le navi, stiamo attenti alle immersioni", ha detto. La polizia sta comunque continuando le indagini su quanto successo.