“A Gaza si spara a piacimento, civili palestinesi uccisi per noia”: il racconto dei soldati israeliani
Oltre 38mila morti e 87mila feriti accertati, la maggior parte dei quali civili. Sono i numeri ufficiali del massacro in corso da nove mesi nella Striscia di Gaza secondo l'Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite, dati che dimostrano come l'esercito israeliano non abbia preso di mira solo combattenti di Hamas, ma anche uomini, donne e bambini innocenti. Le cronache di questi mesi di guerra sono piene di bombardamenti a scuole, ospedali e rifugi, eventi che hanno motivato l'incriminazione dello stato ebraico per genocidio alla Corte Internazionale di Giustizia. Un'inchiesta condotta dal media indipendente israeliano +972 ha dimostrato come i soldati dell'IDF abbiano spesso ucciso palestinesi letteralmente per "noia" in vere e proprie esecuzioni sommarie a persone che non imbracciavano armi e non costituivano una minaccia.
Un team di giornalisti ha interpellato fonti dell'esercito israeliano che, a condizione di anonimato, hanno confermato che i soldati dell'IDF hanno regolarmente giustiziato civili palestinesi disarmati, colpiti "a piacimento" e poi abbandonati nelle strade e nei campi, oppure occultati prima del transito dei convogli si aiuti umanitari affinché "non emergessero immagini di persone in avanzato stato di decomposizione".
"Se c'è sensazione di minaccia si spara e basta"
"C'era totale libertà di azione", ha detto B., un soldato che ha prestato servizio nelle forze regolari a Gaza per mesi. "Se c'è anche una sensazione di minaccia, si spara e basta". Quando i soldati vedono qualcuno avvicinarsi, "è consentito sparare al corpo, non in aria", ha continuato B., spiegando che "è consentito sparare a tutti: a una ragazza, a una donna anziana, a un bambino…".
B. ha aggiunto che è difficile distinguere i civili dai combattenti a Gaza, sostenendo che i membri di Hamas spesso "vanno in giro senza armi". Di conseguenza, "ogni uomo tra i 16 e i 50 anni è sospettato di essere un terrorista". "È vietato andare in giro, e chiunque lo faccia è sospetto. Se vediamo qualcuno da una finestra che ci guarda, è un sospetto. Si spara. La percezione dell'esercito è che qualsiasi contatto con la popolazione metta in pericolo i soldati".
"Chiunque voglia sparare, non importa quale sia la ragione, spara"
Anche in aree semi-disabitate o abbandonate di Gaza, i militari hanno aperto il fuoco secondo una procedura nota come "dimostrazione di presenza". S., un altro soldato intervistato da +972, ha testimoniato che i suoi commilitoni avrebbero "sparato molto, anche senza motivo: chiunque voglia sparare, non importa quale sia la ragione, spara". Si apre il fuoco quindi senza nessuna remora, e S. – riservista delle IDF – ha confermato che "gli spari sono liberi, da matti. E non solo cn armi leggere: si usano mitragliatrici, carri armati e mortai".
C., un altro soldato che ha prestato servizio a Gaza, ha spiegato a +972 che quando i soldati udivano degli spari, chiamavano via radio per sapere se c'era un'altra unità militare israeliana nella zona e, in caso contrario, aprivano il fuoco. "I soldati sparavano a piacimento, con tutta la loro forza". E non di rado a farne le spese sono stati loro connazionali; secondo l'esercito, infatti, dei 324 soldati israeliani uccisi a Gaza, almeno 28 hanno perso la vita a causa del fuoco amico.
"La gente sparava per alleviare la noia"
Solo uno dei soldati intervistati da +972 ha voluto che si conoscesse il suo nome: Yuval Green, un riservista di 26 anni di Gerusalemme che ha prestato servizio nella 55a Brigata Paracadutisti a novembre e dicembre dell'anno scorso e che di recente ha sottoscritto una lettera di 41 riservisti che dichiaravano il loro rifiuto di continuare a prestare servizio a Gaza. "Non c'erano restrizioni sulle munizioni", ha detto. "La gente sparava solo per alleviare la noia".
Green ha aggiunto che le regole di ingaggio dimostravano una profonda indifferenza al destino degli ostaggi da parte dei comandi israeliani. "Mi hanno parlato della pratica di far saltare in aria i tunnel, e ho pensato tra me e me che se ci fossero stati degli ostaggi sarebbero stati uccisi". Dopo l'uccisione da parte delle IDF di tre ostaggi che sventolavano bandiere bianche a dicembre, Green ha detto di essere stato molto arrabbiato. Tuttavia gli è stato risposto: "Non c'è niente che possiamo fare".