In queste ore si moltiplicano a dismisura le ipotesi delle misure di sicurezza da mettere in piedi per sventare presunti attentati terroristici al “cuore dell' Occidente”. Il più grande must dei fanatici della “guerra tra civiltà” reperibili a dismisura nella file della destra è quello della moschea, come luogo di riunione di musulmani (considerati tutti potenziali terroristi) che verrebbero esaltati dalle preghiere di qualche Imam invasato. Senza voler escludere la presenza di alcuni di loro sul territori nazionale, come riportano le informative dei servizi, se c'è un modo semmai sano per tenere a bada eventuali radicalizzazioni è esattamente il luogo di preghiera che eviterebbe alle comunità musulmane di sentirsi respinte, ghetizzate e di trovare magari più facile trovare la propria identità respinta nelle parole di un predicatore intercettato in rete che non in quelle prevalentemente pacifiche nella stragrande maggioranza dei casi di un Imam presente sul territorio.
Il “no alle moschee” come soluzione per la sicurezza, oltre a essere frutto di ignoranza sociale e politica è anche frutto di una miopia non da poco. Le televisioni satellitari di riferimento per i musulmani e tutto il mondo arabo possono essere viste tranquillamente da tutti. Basta sintonizzarsi col telecomando. La rete di maggiore riferimento ad esempio è Al Jazeera esistente anche in versione inglese. Considerata la Cnn del mondo arabo, lodata da molti come esempio di giornalismo di alto livello (lo è in molti casi), Al Jazeera fa da anni uno strano lavoro che non viene mai sufficientemente monitorato né studiato, almeno in Italia. I predicatori del venerdì, che non esprimono necessariamente favori e simpatia nei confronti dell'Occidente, e il più noto è il Youssef Qaradawi che affermava che la “sharia è la vita”. La tv qatariota ha da sempre avuto un ruolo centrale nella nascita dei partiti islamici (e delle loro frange più estremiste). Fu il caso ad esempio del partito Ennahada in Tunisia che predicava la sharia cioè l'introduzione della legge islamica nella costituzione che si voleva scrivere. Anche quello aveva una ruolo ambiguo, esattamente come è il Qatar anche grazie alla sua tv: era da una parte un partito dialogante e liberale con gli europei, dall'altra sosteneva ambiguamente le frange più radicali come i salafiti. Appunto all'epoca (2011) Charlie Hebdo fece uscire un numero che si prendeva gioco dell'islamizzazione tunisina come effetto non voluto della sua “primavera”, dal titolo “Sharia Hebdo”. Seguì una bomba nella redazione.
I quotidiani musulmani moderati che lottano nei propri paesi contro i fondamentalismi denunciano come possono i servizi giornalistici di Al Jazeera, in molti casi totalmente fabbricati come se fossero dei video di fiction Reportages finti realizzati in Libia, con finte bombe fatte esplodere, in cui si mostrano fatti mai avvenuti in Siria per sollecitare reazioni, “ordini” di uccidere che non possono che partire da chi detiene la rete che coincide anche con chi regna in quel paese.
Perché importa sapere che Al Jazeera così ambigua nei confronti degli islamisti sia una tv del Qatar? Perché questo piccola illiberale monarchia assoluta dal passato fumoso, ha in Europa un ruolo centrale. Da noi ha messo in piedi una rete di investimenti immobiliari e finanziari tramite la Qatar Investment Authority, spaziando nei più disparati campi: ha finanziato anche il nuovo ospedale San Raffaele di Olbia. Ha un forte interesse ad acquistare pacchetti azionari in Poste, Eni (4%) e Fincantieri. Acquistata la maison di moda Valentino e anche un immobile a piazza di Spagna a Roma da 100 milioni di euro. L'emiro, Hamad bin Khalifa Al-Thani, ha aggiunto alla lunga lista di acquisizioni europee anche Palazzo della Gherardesca a Firenze, che dal 2008 ospita l'hotel Four Seasons. E poi 650 milioni di euro sborsati per i quattro hotel di lusso della Costa Smeralda Holding, con tanto di marina, cantiere, campo da golf e 2.300 ettari di terreno. In trattative anche Villa Certosa.
Se la lista italiana è inquietante e pressoché sotto silenzio (un'intervista comica a uno dei figli dell'emiro che si diceva “grande amante dell'Italia, un paese che lui voleva aiutare” e per questo se la stava comprando a pezzi, la fece quest'estate proprio il Giornale che oggi è tra quelli che inveisce meglio contro l'islam, i musulmani, e ogni forma di integrazione), dove si è perfettamente istallato il Qatar è in Francia. Sarkozy nel 2009 stabilì con l'emiro Al-Thani una relazione solidissima che favorì: l'acquisto dell' intero Paris Saint Germain. E poi il Qatarian Equestrian Club. Partecipazioni a Lagardère, Luis Vuitton, Total, Vivendi… Possiede anche il 17% di Volkswagen e il 10% di Porsche, parte della Berclays. Il Qatar ha anche “vinto” i diritti per ospitare Campionato mondiale di calcio che si terrà nel 2022 e trasmettere le partite in diretta…
E' buffa questa amicizia: un cable del 2009 di Hillary Clinton informa che il Qatar, per la lotta al terrorismo è sicuramente il paese peggiore. E' di quest'estate un'inchiesta della Cnn che ha portato alla luce alcune prove dell'appoggio del Qatar all'Isis in Siria e in Iraq. Il reportage faceva allusione ai fondi elargiti da personalità qatariote, attraverso associazioni di beneficenza per aiutare rifugiati siriani. Secondo Juan Zarate consigliere alla sicurezza anti terrorismo negli Usa sono canali di finanziamento rianimati nel Qatar che rafforzerebbero il terrorismo in Siria. La corrispondente della Cnn parla poi di Al– Nu'Aymi considerato terrorista negli Usa ma che circola liberamente nel piccolo stato del Golfo persico, pochi km di deserto, invivibile in estate con 50 grandi, abitato per la maggior parte da stranieri, discriminati e spesso maltrattati. A giugno un documento firmato dall'incaricato di affari del Qatar a Tripoli, Nayef Abdallah al-Amadi, attestava il reclutamento di 1800 mercenari nord africani che combattessero in Iraq.
Tuttavia per l'America il Qatar è un suo irrinunciabile alleato. Situato sulla costa del Golfo Persico quella regione ospita la base militare di El-Oudeid, il più grande deposito di armi all'estero. Una collaborazione che ha permesso di economizzare sulla difesa, ma che non gli impedisce di avere accordi e amicizie cordiali con l'Iran. Un doppio gioco che fa comodo a tutti. Come anche la formazione tutta americana di combattenti jihadisti usati per spodestare Bachar Al-Assad. “Siria e Iraq distrutti dal loro interno diventerebbero allora dei “territori” secondo l'economista Michel Chossoudvsky dell'Università di Ottawa e presidente del Centre for Research on Globalization (CRG) che osserva: "la verità inconfessabile è che gli Stati Uniti sono coinvolti in un'impresa diabolica: hanno creato una rete terrorista con lo scopo di distruggere dei paesi sovrani, e ora fanno la guerra contro la rete di terrore. Complice fondamentale è la propaganda mediatica senza la quale questa guerra al terrorismo cadrebbe”.