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Covid 19

Il presidente Bolsonaro contro l’Oms: “Spinge i bimbi all’omosessualità e alla masturbazione”

Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro continua a far parlare di sé. Dopo aver attaccato l’Organizzazione mondiale della Sanità per la gestione dell’emergenza Coronavirus, ha tuonato di nuovo contro l’Oms accusandola di “spingere i bambini verso l’omosessualità e la masturbazione”. Intanto, nel paese sudamericano il numero dei casi Covid-19 ha superato quota 80mila.
A cura di Ida Artiaco
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Mentre il Brasile continua a registrare un aumento costante di casi da Coronavirus, che hanno raggiunto quota 80.246 secondo i dati della Johns Hopkins University, con il sistema funerario ormai al collasso in alcune zone, il presidente Jair Bolsonaro torna a fare notizia, attaccando l'Organizzazione mondiale della Sanità. L'emergenza Covid-19, in realtà, questa volta non c'entra. Secondo Bolsonaro, infatti, l'Oms spingerebbe i bambini all'omosessualità e alla masturbazione. L'ha fatto con un messaggio su Facebook, che poi ha cancellato, ma che i media locali hanno fatto in tempo a notare. "E' questa l'Organizzazione mondiale della sanità i cui consigli certi vorrebbero sentire?", ha domandato retoricamente il presidente. "E – ha aggiunto – dovremmo anche seguire la loro politica in materia di educazione? Per dei bambini che hanno fino a quattro anni: soddisfazione e piacere nel toccare i loro corpi, masturbazione. Per i bambini da quattro a seri anni, un'identità di genere positiva, masturbazione nell'infanzia, omosessualità; da nove a 12 anni: prima esperienza sessuale".

Bolsonaro contro l'Oms per la gestione della pandemia di Coronavirus

Il riferimento è alle "Norme per l'educazione" dell'Oms Europa, pubblicate nel 2010. In questa guida, tra le tante cose, si segnala che i bambini cominciano presto la scoperta del loro corpo e che per loro la curiosità verso la sessualità è normale. Non è questa la prima volta che Bolsonaro attacca apertamente l'Oms negli ultimi mesi. All'inizio della pandemia ha molto criticato la sua gestione di contenimento dell'infezione, soprattutto per quel che riguarda l'isolamento sociale. Ed infatti, non è mai stato d'accordo nell'applicare le misure restrittive nel suo Paese. Motivo che ha spinto il ministro della Salute Luiz Henrique Mandetta a dimettersi dal suo incarico perché fautore del lockdown totale. Addirittura, la scorsa settimana ha accusato il direttore generale dell'Organizzazione Tedros Ghebreyesus, affermando che "non è neppure un medico", diffondendo l'ennesima fake news. Intanto, il Brasile continua a vedere crescere la curva dei casi e ha già più di 5.400 morti. Alcune città, come Manaus, Fortaleza, San Paolo e Rio de Janeiro, sono già con i loro ospedali e cimiteri sull'orlo del collasso.

Il giallo del test di Bolsonaro per Covid-19

Nelle ultime ore sempre Bolsonaro era stato al centro di un piccolo giallo che è scoppiato sulla stampa locale. Il presidente si è infatti rifiutato di rendere pubblico il risultato del suo test per il Coronavirus, nonostante un giudice federale gli avesse chiesto di farlo, accogliendo il ricorso di un quotidiano di San Paolo. L'avvocatura generale dello Stato ha rivelato oggi di aver consegnato alla giudice Ana Lucia Petri Betto una relazione medica datata 18 marzo scorso che accerta la negatività di Bolsonaro, ma senza il risultato del test. Il presidente brasiliano si è sottoposto al test lo scorso 13 marzo dopo un viaggio in Florida nella residenza privata del presidente americano Donald Trump, dopo il quale risultarono positivi il capo della comunicazione del presidente e altri membri della delegazione brasiliana. Lui si sottopose ad un secondo test il 17 marzo, annunciando di essere risultato ancora una volta negativo. La presidenza brasiliana si rifiutò però di rendere pubblico il risultato del test, sostenendo che sarebbe stata una violazione della privacy. Ma il quotidiano Estado de Sao Paulo si è rivolto alla magistratura sostenendo che "il popolo ha il diritto di sapere le condizioni di salute del presidente". La giudice Petri Betto ha definito "illegittima" la decisione dell'avvocatura generale di non fornire il risultato del test, definendo prevalente sulla privacy "il diritto all'informazione pubblica".

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