Il premier canadese Trudeau al concerto di Taylor Swift mentre scoppia violenza anti Nato a Montréal: polemiche

Da venerdì 22 fino a lunedì 25 novembre, a Montréal si è tenuta l’assemblea annuale della Nato. In città i collettivi pro Palestina si sono fatti sentire con disordini sfociati in incendi e vetrine di negozi frantumate. Nel frattempo, il premier Justin Trudeau è stato immortalato a ballare spensierato al concerto di Taylor Swift a Toronto, suscitando forti polemiche.
A cura di Giovanni Turi
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A sinistra, i manifestanti pro Palestina a Montréal; a destra, il premier canadese Justin Trudeau al concerto di Taylor Swift
A sinistra, i manifestanti pro Palestina a Montréal; a destra, il premier canadese Justin Trudeau al concerto di Taylor Swift

L'assemblea annuale della Nato a Montréal ha innescato dure proteste contro il summit e almeno tre arresti. Da venerdì 22 novembre i collettivi pro Palestina canadesi si sono fatti sentire per contestare la presenza del vertice in città. E continuano ad alimentare polemiche.

Quella che ha preso più piede sui social mette nel mirino il primo ministro del Canada, Justin Trudeau: mentre gli scontri con le forze dell'ordine e incendi in giro per la città francofona si prendevano la scena, il capo dell'esecutivo è stato ripreso a ballare spensierato al concerto di Taylor Swift a Toronto.

Un video diventato virale su TikTok, X e Instagram che ha generato commenti negativi nei confronti di Trudeau. Soprattutto perché la manifestazione, marchiata da bandiere della Palestina e cartelli contro Israele, è degenerata in tensione e disordini violenti. Contestazioni, piccoli esplosivi lanciati contro gli agenti della polizia, vetrine di negozi e del centro congressi dove si tiene il summit in frantumi, due veicoli e una bambola che raffigurava il premier israeliano Benjamin Netanyahu incendiati.

Il giorno successivo è arrivata la risposta di Trudeau: "Quello che abbiamo visto per le strade di Montréal è stato spaventoso. Gli atti di antisemitismo, intimidazione e violenza devono essere condannati, ovunque avvengano". Nel suo messaggio ha anche sottolineato la necessità di prendere i responsabili della rivolta. I politici nazionali in toto, comunque, hanno appoggiato le parole del primo ministro.

Ma il collettivo Divest for Palestine non c'è stato. E ha denunciato queste parole come "tentativi disonesti" di storpiare i "messaggi antimilitaristi, antimperialisti e anticolonialisti": "Mirano a delegittimare il movimento solidale per la liberazione della Palestina". Aver bruciato una bambola che raffigurava Netanyahu, secondo loro, "è una legittima espressione di rabbia collettiva contro l'indifferenza politica alla base del genocidio coloniale in corso".

Tra gli altri oggetti dati al macero c'è stata anche un'effige con la scritta "Netanyahu a L'Aia", riferita al mandato d'arresto nei confronti del premier israeliano emesso dalla Corte penale internazionale. C'è da dire che il Canada è uno dei paesi che ha confermato di esser pronto ad attuarlo.

In una conferenza stampa, Fady Dagher, il capo della polizia di Montréal, ha detto di aspettarsi nuovi arresti, oltre ai 3 già effettuati, grazie alle prove raccolte durante le proteste. La sua stima dei partecipanti è al ribasso rispetto a quella degli organizzatori: circa 800 persone raccolte in più gruppi. Tuttavia, Dagher riporta che sono solo in 20 o 40 i responsabili dei disagi e dei tafferugli. Le persone finite in manette sono una donna di 22 anni, accusata per una presunta aggressione a un agente di polizia, e due uomini (22 e 28 anni), accusati di intralcio al lavoro di un pubblico ufficiale.

Il ministro della Difesa canadese, Bill Blair, ha parlato di una manifestazione sfociata in "anarchia": "Questi comportamenti sono inaccettabili e li condanniamo, in particolare l'odio e l'antisemitismo che sono stati mostrati, nei termini più forti possibili". Sabato 23 novembre sono scese in strada altre 80 persone guidate dal Mouvement Québecois pour la Paix. I cartelli recitavano "Canada out of Nato" oppure "Solidarietà con la Palestina". Oggi, 25 novembre, termina l'assemblea annuale, nella cui agenda ci sono stati la guerra tra Russia e Ucraina, il cambiamento climatico e il futuro dell'alleanza difensiva.

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