Il posto più caldo della Terra: nel deserto di Lut il termometro supera i 70 gradi
Lo spettroradiometro a media risoluzione della NASA installato sul satellite Aqua ha registrato che il punto più caldo della superficie terrestre si trova nel deserto di Lut, dove le temperature hanno raggiunto i 70,7°C nel 2005.
Dasht-e Lut è un vasto deserto di sale (il venticinquesimo più vasto al mondo), che si trova nell’Iran sudorientale e precisamente nella provincia di Kerman e in quella di Sistan e Baluchistan: temperature roventi che superano la sopportazione umana e la mancanza di risorse come l'acqua ne fanno uno dei punti più inospitali della Terra.
A visitarlo è stato il documentarista turco Ruhi Çenet che, dopo Yakutsk (la città siberiana più fredda della Terra), ha dimostrato ancora una volta il proprio coraggio e la propria determinazione.
Il deserto di Lut è Patrimonio protetto dell’Unesco
Il deserto di Lut è conosciuto anche come una delle regioni più aride del mondo. Solitamente riceve meno di 30mm di precipitazioni annuali, una piccolissima quantità di acqua piovana che scorre lungo le montagne circostanti ed evapora rapidamente, lasciando solo rocce, sabbia e sale.
Inoltre la costante azione del vento che trasporta granelli di sabbia a grande velocità per lunghi periodi di tempo e sempre nella stessa direzione ne modella il paesaggio in modo incredibilmente spettacolare, alternando enormi lastre di pietra a profondi canaloni denominati “kalouts”, castelli di sabbia alti anche fino a 300 metri che da lontano sembrano minareti di città fantasma nel deserto.
Due fenomeni che portano a considerare questo luogo come ecosistema unico al mondo e perciò meritevole di essere insignito come Patrimonio protetto dell’Unesco.
Le temperature nel deserto di Lut e a Gandom Beryan
La prima tappa del suo viaggio è il villaggio di Shahdad, ultimo brandello di civiltà prima del vuoto desertico. Costruita in un'oasi nella parte occidentale del deserto, qui la temperatura dell'aria è di circa 37° e la vita è più o meno normale grazie all'alta quota. Ma man che si avanza nel deserto, il clima diventa letteralmente disumano.
"Quando il clima è così caldo cerchiamo dell'acqua e mettiamo la nostra sciarpa nell'acqua. Poi ce lo mettiamo in testa per abbassare la temperatura È una sorta di aria condizionata naturale" dice la guida che accompagna Ruhi.
Per l’esattezza, la zona a più alta temperatura di questo deserto è il Gandom Beryan, un pianoro coperto di lava solidificata vasto all’incirca 480 km². "Qui sembra di essere su un altro pianeta. È più simile alla superficie di Marte che a quella della Terra" afferma Ruhi.
Secondo una leggenda locale questo nome deriverebbe da un incidente a seguito del quale un carico di grano fu abbandonato nel deserto e in seguito bruciato dal calore in pochi giorni – Gandom Beryan in Persiano significa proprio “grano abbrustolito”,
"Siamo nel luogo più caldo della terra, nel periodo più caldo dell'anno (giugno, ndr), nell'ora più calda del giorno" dice il documentarista una volta raggiunto questo luogo che non sembra neanche appartenere al nostro pianeta. Diverse fonti affermano che non ci sono creature viventi in questo luogo, nessun animale o persona può sopravvivere sopra Gandom Beryan.
Un'affermazione tuttavia sbagliata: un'eremiaphila, conosciuta anche come mantide religiosa, fa la sua comparsa in questo documentario. E Ruhi trova anche i resti di una cavalletta.
Una visita nel deserto per capire come cambierà il mondo
Tra termometri che smettono di funzionare e scarpe che si sciolgono, Ruhi riesce a misurare la temperatura di Gandom Beryan: 69,2 gradi in superficie, 48,5 gradi all'ombra e 54,1 gradi sotto il sole. La NASA qui ha misurato una temperatura superficiale di 70,7°scansionando il calore emesso dalla Terra dallo spazio ed effettuando determinazioni ad infrarossi.
Questo significa che il record assoluto della temperatura più alta mai registrata sul nostro pianeta, appartenente alla Valle della Morte, in California (+56,7°) e stabilito nel 1913, va aggiornato. Il fatto che la temperatura mondiale stia aumentando gradualmente significa che questo record è ormai scaduto.
Quella di Ruhi Cenet, comunque, non va certo vista come una sfida personale; piuttosto come la volontà di fornire informazioni scientificamente utili a un bisogno mondiale in vista di cambiamenti climatici che porteranno, da qui a poco tempo, enormi trasformazioni per la salute del pianeta e quella dell’uomo.