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Cambiamenti climatici

Il pianeta va a fuoco, ma per il capo di Shell tagliare le fonti fossili è “pericoloso e irresponsabile”

Wael Sawan, amministratore delegato: “Sarebbe pericoloso e irresponsabile tagliare la produzione di petrolio e gas in modo che il costo della vita, come abbiamo visto l’anno scorso, ricominci a salire”.
A cura di Davide Falcioni
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Shell, multinazionale britannica operante settore petrolifero, ha fatto registrare nel 2022 un utile record di quasi 40 miliardi di dollari, coronando un anno tumultuoso in cui l'impennata dei prezzi dell'energia dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha permesso al colosso energetico di offrire agli azionisti una remunerazione senza precedenti.

E forse è anche alla luce dei risultati finanziari conseguiti lo scorso anno che Wael Sawan, amministratore delegato del colosso energetico, ha dichiarato in un'intervista rilasciata oggi alla BBC che tagliare ora la produzione di petrolio e gas sarebbe "pericoloso e irresponsabile".

Nonostante gli appelli degli scienziati di tutto il pianeta affinché vengano immediatamente tagliate le emissioni di gas climalteranti Sawan ha insistito sul fatto che il mondo ha ancora "un disperato bisogno di petrolio e gas" poiché il passaggio all'energia rinnovabile non sta avvenendo in maniera abbastanza rapida. Il Ceo di Shell, inoltre, ha avvertito un inverno freddo e l'aumento della domanda da parte della Cina potrebbero far lievitare nuovamente le bollette degli europei.

Commentando una recente dichiarazione del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, secondo cui l'investimento nella nuova produzione di petrolio e gas è "una follia economica e morale", Sawan ha affermato: "Sono rispettosamente in disaccordo. Ciò che sarebbe pericoloso e irresponsabile è tagliare la produzione di petrolio e gas in modo che il costo della vita, come abbiamo visto l'anno scorso, ricominci a salire".

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Le dichiarazioni di Sawan hanno fatto infuriare gli scienziati del clima, secondo i quali il piano della Shell di continuare l'attuale produzione di petrolio fino al 2030 è profondamente sbagliato. La professoressa Emily Shuckburgh, climatologa dell'Università di Cambridge, ha affermato che aziende come Shell dovrebbero concentrarsi sull'accelerazione della transizione verde "piuttosto che suggerire che i più vulnerabili nella società possono trarre benefici dal prolungamento del consumo di petrolio e gas ".

In un piano strategico pubblicato nel 2021 Shell aveva dichiarato di voler operare "una riduzione graduale di circa l'1-2% ogni anno" nella produzione di petrolio, e in un discorso del 2022 il precedente amministratore delegato Ben van Beurden aveva spiazzato tutti – attivisti e investitori – affermando di voler raggiungere lo zero netto di emissioni entro il 2050. I buoni propositi tuttavia sono durati poco e dopo il record di utili del 2022 il nuovo Ceo Wael Sawan ha deciso di rilanciare con forza le estrazioni di gas e petrolio.

Con buona pace degli impegni per il clima Shell ha recentemente spiegato che tra il 2023 e il 2035 investirà 40 miliardi di dollari nella produzione di petrolio e gas, aprendo nuovi siti di estrazione. Tutto questo in barba agli avvertimenti dell’Agenzia internazionale dell’energia, secondo la quale la creazione di nuovi progetti violerebbe i limiti concordati a livello internazionale sul riscaldamento globale. "Shell sta dando fuoco alla nostra casa per alimentare i suoi osceni profitti", ha commentato Joanna Warrington di Fossil Free London.

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