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Il Parlamento europeo spinge per la riforma dei Trattati Ue: cosa cambierebbe nell’Unione

Un nuovo sistema bicamerale, referendum europei e scambio di competenze con il Consiglio nella nomina del presidente della Commissione: sono solo alcune delle richieste che la commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo ha suggerito nel suo pacchetto di modifiche sulla riforma dei Trattati Ue.
A cura di Annalisa Girardi
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Il Parlamento europeo è al lavoro sulla riforma dei trattati. Si ragiona ad esempio su un sistema bicamerale che rafforzi il ruolo dell'Eurocamera e la renda a tutti gli effetti co-legislatore, ma anche su un meccanismo diverso di nomina del presidente della commissione e sull'introduzione dei referendum europei. La commissione Affari costituzionali di Strasburgo ha approvato una proposta di modifiche con cui chiede di aprire formalmente una Convenzione per la revisione dei trattati che pongono le basi dell'ordinamento giuridico dell'Ue: un processo complicato, soprattutto con le elezioni europee alle porte. La Convenzione per riformare i pilastri istituzionali dell'Ue, infatti, dovrà essere convocata dal Consiglio dopo l'appuntamento elettorale del prossimo 6-9 giugno.

Riforma dei Trattati Ue, la proposta del Parlamento

La posizione del Parlamento europeo sarà discussa e confermata nella prossima sessione plenaria del 20 e 23 novembre, ma alcune proposte sono già state delineate nel documento elaborato in commissione. Un testo in cui gli eurodeputati hanno ribadito il loro appello per la revisione dei trattati e hanno chiesto al Consiglio Ue di "presentare immediatamente la proposta" affinché si apra una Convenzione.

Ma di che modifiche stiamo parlando?

Per prima cosa gli eurodeputati chiedono un sistema bicamerale che rafforzerebbe il ruolo del Parlamento, garantendogli pieno diritto di iniziativa legislativa. Inoltre si chiede anche di cambiare i meccanismi di voto in senso al Consiglio, superando l'unanimità e prendendo invece decisioni a maggioranza qualificata. Un modo per ridurre il potere di veto dei singoli Stati membri.

Secondo gli eurodeputati si dovrebbero scambiare gli attuali ruoli di Parlamento e Consiglio nell'elezione del presidente della Commissione (che tra l'altro cambierebbe nome in Esecutivo europeo). Al Parlamento spetterebbe quindi il diritto di nominare il presidente, che andrebbe poi confermato dal Consiglio. Al presidente, inoltre, andrebbe riconosciuta la facoltà di scegliere i commissari in base alle preferenze politiche, pur nel rispetto di un bilanciamento geografico e demografico.

Nella proposta della commissione Affari costituzionali si suggerisce anche l'introduzione dei referendum europei in merito a temi rilevanti per le politiche europee (inclusa la proposta di modifica dei trattati di cui si sta discutendo, ad esempio). Un modo per rafforzare i meccanismi di partecipazione democratica della cittadinanza Ue.

E ancora, i deputati chiedono competenza esclusiva dell'Unione in materia di ambiente e biodiversità, e competenza condivisa per quanto riguarda invece sanità pubblica, protezione civile, industria e istruzione. Si reclama maggiore giurisdizione, inoltre, nei settori di energia, affari esteri, sicurezza esterna e difesa, gestione delle frontiere esterne, sicurezza, giustizia e infrastrutture transfrontaliere.

Cosa succede adesso

Alcune delle istanze della proposta del Parlamento, che dovrà essere discussa e approvata in sessione plenaria a fine novembre, erano già emerse dalla Conferenza sul Futuro dell'Europa, primo esperimento di democrazia partecipativa diretta dell'Unione. Dopo che il pacchetto riceverà il via libera dall'Eurocamera, toccherà alla presidenza di turno spagnola dell'Ue farsi carico di inserire nell'agenda del Consiglio Affari generali la trasmissione della proposta ai capi di Stato e di governo dell'Unione. A quel punto inizierà il confronto tra gli Stati membri, che dovranno discutere degli emendamenti ai trattati considerando che alcune di queste modifiche sono state chieste direttamente dalla cittadinanza Ue.

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