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Il papa: “Cambiare il sistema centrato sul denaro, i mercati non godano di autonomia assoluta”

La Stampa pubblica ampi stralci di un libro – intervista al Pontefice: “La mia attenzione per i poveri è nel Vangelo, ed è nella tradizione della Chiesa, non è un’invenzione del comunismo e non bisogna ideologizzarla”.
A cura di Redazione
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Nella giornata in cui per la prima volta (probabilmente per un cambio del cerimoniale) papa Francesco celebra Messa con le spalle rivolte ai fedeli, è La Stampa ad anticipare uno stralcio di «Papa Francesco. Questa economia uccide», il libro sul magistero sociale di Bergoglio scritto da Andrea Tornielli, coordinatore di «Vatican Insider», e Giacomo Galeazzi, vaticanista, nella parte in cui i due autori intervistano il Pontefice (il colloquio risale all’ottobre dello scorso anno).

Uno scambio che si concentra sul tema della “predicazione” di papa Francesco, soprattutto sui suoi richiami all’attenzione verso i poveri ed i bisognosi, che gli sono costati accuse di “marxismo, comunismo e pauperismo”. E il Pontefice parte proprio dalla critica ad alcuni aspetti della globalizzazione che “ha aiutato molte persone a sollevarsi dalla povertà, ma ne ha condannate tante altre a morire di fame”, creando un sistema che “si mantiene con quella cultura dello scarto” e non mette al centro l’uomo, ma il denaro. È, nella lettura del Pontefice, la stessa cultura che porta “a rifiutare i bambini anche con l’aborto […] all’eutanasia nascosta degli anziani, che vengono abbandonati”.

Ma è nella critica al sistema “centrato sul denaro” che si concentra la sua analisi: “I mercati e la speculazione finanziaria non possono godere di un’autonomia assoluta. Senza una soluzione ai problemi dei poveri non risolveremo i problemi del mondo. Servono programmi, meccanismi e processi orientati a una migliore distribuzione delle risorse, alla creazione di lavoro, alla promozione integrale di chi è escluso”. E alle accuse di pauperismo, o addirittura marxismo, risponde in maniera netta: “No, è Vangelo. La povertà allontana dall’idolatria, dal sentirci autosufficienti […] Questa attenzione per i poveri è nel Vangelo, ed è nella tradizione della Chiesa, non è un’invenzione del comunismo e non bisogna ideologizzarla, come alcune volte è accaduto nel corso della storia. La Chiesa quando invita a vincere quella che ho chiamato la “globalizzazione dell’indifferenza” è lontana da qualunque interesse politico e da qualunque ideologia: mossa unicamente dalle parole di Gesù vuole offrire il suo contributo alla costruzione di un mondo dove ci si custodisca l’un l’altro e ci si prenda cura l’uno dell’altro”.

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