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Il Papa agli imprenditori di Confindustria: “Rifiutate disonestà e raccomandazioni”

Bergoglio ha ricevuto i vertici degli industriali, ricordando loro che la via maestra deve “essere sempre la giustizia, che rifiuta le scorciatoie delle raccomandazioni e dei favoritismi, e le deviazioni pericolose della disonestà e dei facili compromessi”.
A cura di Biagio Chiariello
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 "La vostra via maestra sia sempre la giustizia, che rifiuta le scorciatoie delle raccomandazioni e dei favoritismi, la corruzione e le deviazioni pericolose della disonestà e dei facili compromessi". A dirlo è  Lo Papa Francesco davanti ai 7mila rappresentanti di Confindustria, ricevuti nell’Aula Paolo VI in Vaticano. E’ la prima volta che accade nei 106 anni di vita della confederazione. "La legge suprema sia in tutto l'attenzione alla dignità dell'altro, valore assoluto e indisponibile – ha sottolineato il Pontefice – Sia questo orizzonte di altruismo a contraddistinguere il vostro impegno: esso vi porterà a rifiutare categoricamente che la dignità della persona venga calpestata in nome di esigenze produttive, che mascherano miopie individualistiche, tristi egoismi e sete di guadagno". I giovani sono "prigionieri della precarietà o di lunghi periodi di disoccupazione" e le imprese non devono guardare agli anziani "come inutili e improduttivi" ha aggiunto Bergoglio "Nel complesso mondo dell'impresa – ha spiegato il Papa – "fare insieme" significa investire in progetti che sappiano coinvolgere soggetti spesso dimenticati o trascurati". Il Pontefice ha richiamato i giovani imprenditori a “tutelare la professionalità, e al tempo stesso a prestare attenzione alle condizioni in cui il lavoro si attua, perché non abbiano a verificarsi incidenti e situazioni di disagio”.

Ai membri di Confindustria, Francesco ha anche chiesto di non dimenticare le famiglie, ma anche gli anziani e soprattutto i giovani disoccupati. “Nel complesso mondo dell’impresa, – ha spiegato Francesco – ‘fare insieme’ significa investire in progetti che sappiano coinvolgere soggetti spesso dimenticati o trascurati. Tra questi, anzitutto, le famiglie, focolai di umanità, in cui l’esperienza del lavoro, il sacrificio che lo alimenta e i frutti che ne derivano trovano senso e valore. E, insieme con le famiglie, non possiamo dimenticare le categorie più deboli e marginalizzate, come gli anziani, che potrebbero ancora esprimere risorse ed energie per una collaborazione attiva, eppure vengono troppo spesso scartati come inutili e improduttivi. E che dire poi – si è domandato il Papa – di tutti quei potenziali lavoratori, specialmente dei giovani, che, prigionieri della precarietà o di lunghi periodi di disoccupazione, non vengono interpellati da una richiesta di lavoro che dia loro, oltre a un onesto salario, anche quella dignità di cui a volte si sentono privati?”.

L’invito del Papa agli imprenditori è quello di “impostare il lavoro non sul genio solitario di un individuo, ma sulla collaborazione di molti. Significa, in altri termini, ‘fare rete’ per valorizzare i doni di tutti, senza però trascurare l’unicità irripetibile di ciascuno”. La missione che il Pontefice ha affidato agli industriali è a fare del “bene comune”, cioè la “bussola che orienta l’attività produttiva, perché cresca un’economia di tutti e per tutti, che non sia insensibile allo sguardo dei bisognosi. Essa è davvero possibile, a patto che la semplice proclamazione della libertà economica non prevalga sulla concreta libertà dell’uomo e sui suoi diritti, che il mercato non sia un assoluto, ma onori le esigenze della giustizia e, in ultima analisi, della dignità della persona. Perché – ha concluso il Papa – non c’è libertà senza giustizia e non c’è giustizia senza il rispetto della dignità di ciascuno”.

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