Il Paese con più obesi e più fumatori al mondo, la storia di Nauru: da paradiso terrestre a isola inabitabile
Con poco più di 12mila residenti, Nauru, uno stato insulare della Micronesia, è la seconda nazione più piccola del mondo, più grande solo della Città del Vaticano. Ma allo stesso tempo è anche il Paese più grasso del pianeta, con il 97% degli uomini e il 93% delle donne clinicamente obesi. Come se non bastasse l’Organizzazione Mondiale della Sanità riferisce che in questo minuscolo puntino nell'Oceano Pacifico c'è pure il tasso di consumo di sigarette più alto al mondo.
Eppure fino alla fine degli anni Sessanta, quando divenne indipendente, Nauru era una delle nazioni più ricche al mondo. Ora invece è anche uno dei Paesi meno visitati della Terra (appena 200 persone vi si recano ogni anno), del resto anche quelli più vicini sono a migliaia di chilometri da qui. Come si è arrivati a questa situazione? A raccontarlo è il documentarista turco Ruhi Çenet che, non senza difficoltà, è riuscito a mettere piede a Nauru.
Ruhi Çenet visita Nauru
Dopo essere arrivato all'aeroporto di Istanbul, Ruhi è volato a San Francisco per 13 ore e mezzo. Dopo una sosta di 7 ore, ha preso un altro aereo per Nadi, nelle isole Figi, dove è arrivata dopo altre 13 ore di viaggio.
Qui ha atteso ulteriori 7 ore per salire su un volo che finalmente lo ha portato a Nauru dopo 4 ore. Su quell'aereo il 75% dei posti non era occupato, segno inequivocabile di come la sua meta sia tutt'altro che gettonata.
La sua collocazione geografica infatti avrebbe potuto rendere questo Stato come uno dei tanti paradisi tropicali dell'Oceania, ma oggi è solo un susseguirsi di buchi e miniere circondate dal mare.
La storia di Nauru, un tempo paradiso terreste
La storia di Nauru inizia quando i progenitori polinesiani e melanesiani la raggiunsero con le loro canoe, trovando un territorio incontaminato di palme e spiagge. Iniziarono a vivere di una vita fatta di pesca e agricoltura.
Non solo persone, però: quest'isola da sempre è stata una tappa molto amata dagli uccelli migratori. Sebbene si pensasse che avesse risorse limitate, il suo suolo conteneva un tesoro chiamato ‘guano' fatto di escrementi di uccelli e microorganismi marini.
Nel 1899 il geologo tedesco Albert Ellis, spiega Ruhi, scoprì che questo altopiano aveva riserve di fosfato di alta qualità. Un tempo prezioso quanto l'oro, il fosfato è una materia prima che aumenta la produttività in agricoltura e durante la Prima Guerra Mondiale, l'Australia trasformò Nauru in un centro minerario d'oltremare.
Con l’indipendenza, nel 1968, i profitti ricavati dall’estrazione dei giacimenti fecero di questa piccolissima repubblica, per un breve periodo, il Paese con il più alto Prodotto Nazionale Lordo per abitante e, sebbene la redistribuzione degli introiti non fosse ugualitaria, i nauruani ricevettero royalties a sufficienza per condurre vite confortevoli senza lavorare.
Nel 1975 Nauru aveva un reddito procapite di 176mila dollari mentre nella principale economia mondiale, gli Stati Uniti, era di ‘soli' 44mila dollari.
Nauru riuscì a creare uno stato sociale dove non esistevano tasse; l'istruzione, i trasporti, i servizi sanitari e persino gli alloggi erano gratuiti.
Ma se da una parte i proventi delle attività minerarie hanno trasformato le vite dei nauruani in quelle di re e regine, l'isola è stata sistematicamente distrutta dalle continue estrazioni. Tra pozzi lunghi decine e decine di metri e picchi calcarei, nessun prodotto agricolo può prosperare in questa terra arida e con il suo alto livello di acidità.
Già dagli anni Settanta in poi l’oziosità aveva spinto gli abitanti a cambiare drasticamente il proprio regime alimentare, abbandonando la sana dieta di pesce, verdura e frutta che li aveva sostentati per secoli, a favore di alimenti altamente calorifici ma poco nutritivi; oggi a questa dieta non c'è quasi più alternativa: chi vive a Nauru dipende dal cibo in scatola proveniente dall'estero, perlopiù importato dall'Australia. È un lusso avere frutta e verdura fresca sull'isola: basti pensare che una testa di cavolfiore costa 18 AUD (oltre 10 euro) e un'anguria 61 AUD (oltre 36 euro).
Dalla ricchezza all'obesità
Oggi è riconosciuta dalla World Obesity Federation come il paese più obeso del mondo, con circa il 60% dei suoi cittadini obesi.
L'aspettativa di vita media a Nauru è 64 anni. Una dieta di scarsa qualità ha fatto sì che Nauru detenga da anni il titolo di nazione più obesa al mondo. Ed è anche il luogo con il tasso più alto di diabete, più del 45% dopo i 55 anni.
Peraltro per il fatto che le vaste aree boschive non esistono più, anche il clima ha subito dei drammatici cambiamenti diventando da clima tipicamente tropicale a zona con un clima con lunghi periodi di siccità.
C'è poi il problema della mancanza di spazio vitale. La distruzione delle estrazioni ha lasciato l'80% del territorio di Nauru inabitabile, costringendo i circa 14mila residenti in un'area costiera lunga 4 km quadrati: la laguna di Buada, l'unica area incontaminata dell'isola. Nauru una volta era piena di questa copertura vegetale, ma è ora è tutta svanita.
Non è tutto. Mancando fiumi e torrenti, gli isolani hanno un accesso limitato all'acqua potabile. E ancora, il mare è inquinato per il modo in cui i fosfati venivano caricati sulle navi. Per cui la pesca non è in grado di soddisfare le esigenze di alimentazione della popolazione.
La dipendenza dalle sigarette
Se quanto finora descritto non avesse già rovinato l'immagine paradisiaca di questa nazione dalle (ex) spiagge sabbiose, c'è un altro elemento che potrebbe contribuirvi: la sua dipendenza dal tabacco. O
ltre la metà della popolazione di Nauru non riesce a fare a meno delle sigarette: il 52,9% di tutti i nativi di Nauru sono fumatori.
Allarmato, il governo nazionale – composto da appena diciannove parlamentari – si è messo al lavoro per sviluppare progetti che rovescino questa tendenza. Ma non è facile: da anni le riserve di fosfato si sono esaurite e l'esportazione è scesa all'1%. La banca centrale del Paese è crollata e le sue proprietà all'estero sono state svendute una dopo l'altra.
Isola-prigione per i migranti
Per fare cassa Nauru ha consentito di accettare i rifugiati indesiderati provenienti dall'Australia in cambio di sostegno finanziario nel 2001. Circa un migliaio di profughi, perlopiù afgani e iracheni, sono stati trasportati sull'isola e detenuti per un periodo indefinito. Tre campi profughi sono stati allestiti a nord. Le persone sono state costrette a rimanere per anni in tende di plastica sotto il sole cocente senza accesso all'acqua pulita. Molti hanno cercato di fuggire da queste miserabili condizioni. A soffrire di più questa situazione sono stati i bambini che costituivano la maggior parte dei rifugiati nei campi.
Come spiega il documentarista, l'Australia ha speso 550 milioni di dollari l'anno per mantenere questi campi e il governo di Nauru ha guadagnato 500mila dollari per ogni profugo tenuto prigioniero sull'isola. Oggi sono completamente vuoti, ma per almeno due decenni sono diventati teatro di numerose tragedie con persone che hanno perso la vita a causa di negligenza medica, incidenti o per essersela tolta, esasperati.
Quale futuro per Nauru?
Oggi Nauru sta contando i giorni per impegnarsi nell'estrazione mineraria in acque profonde in collaborazione con la Metals Company con sede in Canada. Il loro piano è quello di estrarre pietre polimetalliche contenenti metalli come cobalto, nichel, rame, manganese: saranno la fonte di energia del prossimo futuro.
Gli scienziati avvertono che queste operazioni minerarie mettendo a rischio la vita marina potrebbero potenzialmente ridurre la capacità dell'oceano di assorbire carbonio e accelerare il cambiamento climatico.
L'illusione di ricchezza nella quale Nauru si ritrovò alla fine degli anni Sessanta ha portato inesorabilmente questo Paese verso la catastrofe ambientale. Il governo non ha fatto piani futuri e ha esaurito tutte le risorse della nazione. Sembra quasi impossibile pensare ad un futuro migliore per l'isola.
Nauru purtroppo è uno dei tanti esempi dello scempio provocato dall’uomo e di come la corsa verso il denaro facile può causare. Una sintesi di cosa sta accadendo nel mondo. Una lezione che l'umanità dovrebbe sempre ricordare, come non manca di ricordare il buon Çenet alla fine del suo documentario.