Il padre della Kyenge, capo tribù in Congo: “Calderoli venga qui, lo accoglieremo”
Nessuno aveva mai pubblicato immagini o si era preso la briga di andare a vedere dove fosse nata Cécile Kyenge, di conoscere realmente le sue origini oltre che criticarle. Il settimanale Oggi l'ha fatto, scoprendo una realtà abbastanza rara e parlando con il padre del Ministro dell'Integrazione italiano, Kikoko, capo tribù in un villaggio distretto del Katanga, nella Repubblica democratica del Congo, dove il rappresentante delle istituzioni italiane è nato. L'elemento tribale, nella sua accezione più immediata, sembra manifestarsi solo in termini estetici e nelle prassi tradizionali, ma non nell'atteggiamento, specie quello assunto dal padre nei confronti della questione che più ha caratterizzato l'inizio del percorso di Cécile Kyenge a capo del ministero: le offese di Calderoli indirizzatele nel corso degli ultimi mesi.
Kikoko ha avuto 4 mogli, Cecile Kyenge è solo una dei 36 figli messi al mondo, naturalmente con donne diverse. Sua madre, che di bambini ne aveva partoriti 8, è morta circa tre anni fa. I rituali sono appunto quelli tipici della cultura tribale, la devozione della tribù al capo, sono caratteristiche, ma Kikonko dimostra di essere aggiornatissimo riguardo i fatti del mondo: "Possono lanciare tutte le banane che vogliono ma Cécile è italiana. L’Italia le ha dato la possibilità di studiare, di farsi una famiglia e una carriera. È il suo Paese. Ascolterà tutto e tutti, insulti compresi. Ma non mollerà e un passo alla volta arriverà dove vuole. Quando mi ha chiamato per sapere come comportarsi davanti agli insulti di Calderoli le ho risposto con un proverbio africano: ‘Il cane abbaia, la carovana passa'".
Ed ecco poi il messaggio a Roberto Calderoli, conciliante, ma contemporaneamente derisorio rispetto alle offese a sua figlia. Kikoko la chiude così quando nel villaggio appare una foto dell' ex ministro per le semplificazioni: "Se Calderoli vuole venire qui accoglieremo anche lui a braccia aperte, come un fratello. L’importante è parlarsi. Attraverso il dialogo i problemi si svuotano. Signore nella tua misericordia ci hai detto di pregare per chi ci perseguita, per chi ci ingiuria e per chi ci maltratta. Non siamo contro Calderoli, il fratello che ha insultato la nostra Kashetu (nome congolese della Kyenge, ndr), ma contro lo spirito che lo ha spinto a ingiuriare. Tu che puoi punire o perdonare, libera questo tuo figlio dalla malvagità dello spirito. Fai che riconosca il suo peccato e che porti il suo pentimento davanti a Cécile".
Infine Kikonko delinea il carattere della Cécile da bambina, una ragazza riflessiva e silenziosa, che preferiva fare molte domande e prestare attenzione a cosa dicevano gli altri: "Era diversa dagli altri fratelli. Era riflessiva, silenziosa, aveva la tendenza a parlar poco, ad ascoltare e a fare molte domande. Qualunque fosse il problema, non perdeva mai la pazienza"