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Il (nuovo) nemico pubblico dell’ Occidente si chiama Iran

Le potenze Occidentali preoccupate dal programma nucleare Iraniano.USA e Gran Bretagna spingono per un opzione militare. Russia e Cina frenano. Israele: pronti ad agire.
A cura di Rocco Corvaglia
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Iran-Ahmadinejad

E' di questi giorni la notizia che la AIEA (Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica) ha reso pubblico un dossier nel quale si evince chiaramente che l'Iran starebbe lavorando ad un "sofisticato programma di energia nucleare". Il dossier dell'Agenzia sembra peraltro confermare sospetti che già da tempo si affacciavano sul regime guidato da Ahmadinejad. Il Presidente Iraniano, in seguito alla diffusione della nota, si è subito affrettato a smentire, sostenendo che l'Iran non lavora a nessun programma di armamento nucleare e che l'unico modo di rapportarsi del suo Paese all'Occidente è quello di un sano confronto culturale. Le smentite di Ahmadinejad non sono bastate però a rassicurare le diplomazie occidentali, prime fra tutte gli USA e la Gran Bretagna, che stavolta hanno reagito in maniera molto dura e con toni niente affatto concilianti.

Il Presidente americano Barak Obama si è detto sicuro che il mondo stavolta si troverà "unito contro il programma nucleare iraniano",  lasciando ad intendere che il rapporto dell' AIEA giustifica nuove sanzioni contro l'Iran, non escludendo formalmente neanche l'intervento militare.  In questa direzione sembra andare l'ultimatum lanciato dal Segretario di Stato americano Hillary Clinton che ha intimato all'Iran di rispondere ufficialmente entro venerdì al rapporto dell'Agenzia. Sulla stessa linea d'onda sembra essere la Gran Bretagna che, attraverso il Ministro degli Esteri William Hague , sottolineava come sulla delicata questione Iran "tutte le opzioni restano sul tavolo".

Più morbida sembra essere invece la posizione della Francia e della Germania, contrarie entrambe ad ogni opzione di tipo militare, ma verosimilmente disponibili a ragionare di ulteriori sanzioni economiche contro il regime di Teheran. Contrarietà a ragionare di sanzioni contro l'Iran sono state espresse dalla Russia e dalla Cina. Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha smentito Obama sulla sostanziale unità d'intenti che ci sarebbe sulla questione iraniana,  ipotizzando inoltre che il tutto possa risolversi in una montatura ad hoc per rovesciare il regime.

In questo scenario la posizione più netta sembra essere quella di Israele che si dice già pronto a mettere in campo una opzione strategico-militare tesa a colpire gli obiettivi sensibili iraniani.

Il rapporto dell' Agenzia internazionale per l'Energia nucleare ha riportato al centro della discussione un tema dirimente per gli assetti politici planetari: l'esistenza, in una zona nevralgica del pianeta, di un regime anti-semita ed anti-occidentale. La questione iraniana potrebbe segnare un  nuovo capitolo nella definizione degli equilibri geo-politici. Se gli Stati Uniti non vogliono perdere il ruolo di protagonisti sullo scenario internazionale, la Cina lavora ad una sostanziale ridefinizione dei rapporti di forza così come li abbiamo conosciuti dal secondo dopoguerra in poi. In questa situazione la Russia si "schiera al fianco" dell'Iran per mettere pressione agli USA sulla delicata questione dello scudo missilistico. Contestualmente Israele sente sempre più forte la pressione di un regime che non perde occasione di dichiarare pubblicamente di lavorare alla distruzione di  "Israele e del sionismo". In questo quadro ciò che sembra mancare è una politica estera comune da parte dell'Unione Europea, che dovrebbe essere improntata alla ragionevolezza ed alla moderazione. Inevitabilmente la grave crisi economica che sta investendo gli stati dell'Unione si sta traducendo in una progressiva perdita di peso politico sullo scacchiere internazionale.

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