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Il neorealismo musicale della Cumbia villera tra droga, sesso e alcool

La Cumbia Villera è il genere musicale più ascoltato nei ghetti di Buenos Aires. Droga, alcool, sesso e delinquenza sono temi all’ordine del giorno, ma allo stesso tempo indicano una strada per resistere alla globalizzazione neoliberista.
A cura di Marcello Ravveduto
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Tigre, San Fernando e Pacheco sono le zone marginali del Gran Buenos Aires, ovvero la fascia suburbana della capitale argentina. Qui, dalla metà degli anni Novanta, si è fatta strada, con la nuova emigrazione sudamericana (che ha sostituito quella di tradizione europea), la Cumbia villera, un genere musicale tropicale di origine colombiana. Si definisce villera perché gli autori, gli interpreti, il pubblico, e i personaggi e le storie raccontante nei testi, appartengono al mondo della villas miserias, cioè i ghetti urbani dove vivono cittadini in condizioni di estrema povertà materiale e immateriale.Qual è la particolarità di questo tipo di musica? Insieme al gangsta rap, al narcocorrido e alla musica neomelodica rappresenta il neorealismo musicale periferico globalizzato.

Il primo aspetto rilevante del fenomeno in questione, infatti, sono proprio le storie di marginalità urbana: l’agire violento e il consumo di droghe e di alcool sono parte integrante del contesto sociale in cui si esercita un’egemonia sessuale maschile che mercifica il corpo della donna; così come rientrano tra i temi qualificanti la resistenza alle istituzioni, la strutturazione di un sistema economico illegale-criminale, la contrapposizione alle forze di polizia. Il secondo aspetto accomunante è il protagonismo generazione di giovani nati e cresciuti nella marginalità urbana che hanno vissuto l’impoverimento determinato dalle politiche neoliberiste ma che, allo stesso tempo, dispongono di tecnologie, mezzi e strumenti per tradurre la musica del ghetto in narrazione transmediale. Anzi, per certi versi, si tratta di un racconto che serve ad allontanare, attraverso le movenze erotiche dei balli, l’ossessione della subordinazione sociale. Il terzo aspetto è sicuramente la trasformazione dello stigma negativo (poveri, delinquenti, drogati e violenti) in orgoglio identitario: un complesso di inferiorità mutato in superiorità etnica. Un’etnia della marginalità: chi vive nel ghetto è più forte, migliore, pronto ad affrontare le avversità senza gli agi concessi alle classi medio alte. Non si tratta di superiorità della razza ma della condizione. Non è un caso che i protagonisti del neorealismo musicale si definiscono (o sono) i “negri” della globalizzazione. Insomma, la musica del ghetto riflette un’immagine rovesciata della società.

Il fattore etnicizzante è ancora più evidente se consideriamo il quarto aspetto comune: la lingua. La cumbia villera, il narcocorrido, il gangsta rap e i neomelodici usano un codice linguistico che sostiene la mentalità e i comportamenti appresi in situazioni di marginalità. Tutte le manifestazioni artistiche nate in un simile contesto si identificano con un glossario per adepti che rafforza un’identità particolare rispetto alle altre classi sociali. Così fu per il lunfardo del tango (in origine musica di migranti e miserabili), così è oggi per la cumbia villera che introduce nell'ispanico argentino neologismi legati alla vita violenta, illegale e deviante del ghetto.

"Tomar vitamina" significa "assumere cocaina"; el caño è la pistola; estar duro è l’effetto della droga; la fija è la condizione ideale per commettere un delitto; la yuta è la polizia; bajar vuol dire uccidere; la pila equivale a “strafatto”, la careta, invece, è chi si astiene dal consumo di stupefacenti.

I gruppi più famosi sono:

Damas gratis (Donne facili) che cantano “Quiero vitamina” (Voglio la cocaina):

Vengo dal ballo, come sono ubriaco!

Non mi reggo in piedi per quanto sono fatto.

Sono in astinenza, non ho cocaina.

Io voglio la cocaina, Io voglio la cocaina.

Me ne compro una borsa e sto carico come una pila.

https://www.youtube.com/watch?v=yZOTW7altMg

Flor de piedra (Fiore di pietra – con riferimento alla pianta della marijuana) con “La banda mas loca”:

Cumbia, cumbia…

Questa la ballano i negri

prendendo coca e birra.

Perché mi fermo all’angolo

con i miei amici a bere vino

tutti cominciano a criticare

che sono un coatto, che sono un negro

perché mi piace la cumbia


Los pibes chorros (I ragazzi delinquenti o I cattivi ragazzi) interpretano invece un brano che ha lo stesso nome del gruppo anche se nel web è conosciuto come “Somos 5 amigos”:

Siamo cinque amici ladri di professione.

Non rubiamo ai poveri perché non siamo topi (nel senso di sudiciume morale).

Cerchiamo il momento giusto e entriamo in una banca.

Cacciamo le armi e tutti a terra.

Come ha detto Pablo Lescano (iniziatore della cumbia villera e leader dei Damas gratis): “Se la cumbia è il genere più ascoltato nel ghetto, perché non descrivere quello che succede lì dentro?”. Un vero e proprio manifesto del neorealismo musicale.

[Foto in apertura di Dario Perrone]

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