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Il mondo assiste impotente al massacro di Idlib: “Stanno tutti in silenzio”

Massacro dopo massacro continua l’offensiva dell’esercito di Assad sulla provincia di Idlib. Anche ieri è stata una giornata di sangue nella Siria nord-occidentale. A finire sotto le bombe in pochi giorni è la città di Maarat al-Numan. Tra le vittime anche tre fratelli mentre un bimbo è stato estratto vivo dalle macerie in un drammatico salvataggio.
A cura di Mirko Bellis
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Soccorritori mentre estraggono un bimbo sotto le macerie a Ariha, cittadina del nord-ovest della Siria (Gettyimages)
Soccorritori mentre estraggono un bimbo sotto le macerie a Ariha, cittadina del nord-ovest della Siria (Gettyimages)

La pesante lastra di cemento lascia aperto solo un pertugio tra Abboudi e il letto sul quale il bimbo stava dormendo. Il corpo del piccolo non dà segni di vita. A pochi centimetri delle gambette si muovono. E’ il fratello che urla disperato. Davanti a loro i soccorritori cercano di sollevare quel che resta del soffitto con un martinetto mentre un uomo colpisce i detriti per cercare di estrarli. Il maggiore dei due non si muove. Un rivolo di sangue sporca il materasso. Forse c’è qualche speranza di portare in salvo almeno il più piccolo. La loro casa a Maarrat al-Numan, a sud di Idlib, è appena stata colpita in pieno da una bomba che li ha sorpresi nel sonno. Quella che una volta era la loro dimora adesso è solo un ammasso di rovine.

Quando dopo oltre un’ora riescono a portare fuori il primo dei due fratelli, il suo volto è tumefatto: sangue e polvere ricoprono tutto il corpo. Quando vede il corpo di Abbuodi, il bambino scoppia a piangere nonostante le rassicurazioni dei soccorritori: “Non ti preoccupare, non ti preoccupare, sta dormendo”, gli dicono. La rabbia dei presenti è incontenibile: “Questi non sono terroristi. Ci sono bambini, donne, anziani, disabili sepolti sotto le macerie”, grida un uomo. Solo uno dei due fratellini riesce a salvarsi. Per il più grande non c’è stato niente da fare.

“La situazione per i civili qui è catastrofica sotto tutti gli aspetti”, commenta in diretta il reporter free lance Hadi Abdullah – gli attacchi e le morti continuano senza sosta”. “Tutti stanno in silenzio: i Paesi arabi, il Consiglio di sicurezza dell'Onu, la Turchia. Nessuno dice nulla su questi massacri”. Drammatico il bilancio dell’attacco a Maarat al-Numan: cinque morti, tra cui tre fratelli. Ad essere colpite sono state anche altre cittadine come Sarja, Bara e Hbeit. Sono più di 20 i civili uccisi, di cui 9 bimbi, in due giorni di bombardamenti.

Solo pochi giorni fa, sempre a Maarat al-Numan, strategica città lungo l’autostrada che unisce Aleppo a Hama, si era consumata un’altra strage. A finire sotto attacco una via del centro in quel momento affollata di persone. Almeno 4 i morti e numerosi feriti. Nonostante il governo di Assad non abbia mai annunciato ufficialmente l’offensiva a grande scala per riconquistare le province nord occidentali in mano ai ribelli, i bombardamenti indiscriminati hanno distrutto scuole, ospedali e centri abitati. Gli analisti prevedono che Damasco e i suoi alleati continueranno ad attaccare, senza tuttavia scatenare l’assalto finale che creerebbe un disastro umanitario su larga scala ai confini con la Turchia. Secondo le Nazioni Unite, sono già 240mila persone che, in poco più di un mese, sono fuggite dai combattimenti nel nord-ovest della Siria. Circa 90.000 persone sono ora nei campi e nei centri di accoglienza. La maggior parte, invece, non ha ancora trovato alcuna sistemazione e sono in migliaia le famiglie costrette a vivere all'aperto nelle campagne di ulivi. Un'emergenza umanitaria che sembra non preoccupare il regime di Assad. L'inviato siriano delle Nazioni Unite, Bashar al-Jaafari, ha ribadito che il governo siriano “non risparmierà nessuno sforzo” per liberare i residenti di Idlib dal controllo dei ribelli, tra cui tra cui i combattenti di Hay’at Tahrir al-Sham, l’ex Fronte al-Nusra, il ramo siriano di al-Qaeda.

Una bambina siriana corre disperata dopo l’attacco aereo a Kfar Ruma, nella provincia di Idlib (Gettyimages)
Una bambina siriana corre disperata dopo l’attacco aereo a Kfar Ruma, nella provincia di Idlib (Gettyimages)

L'impotenza dell'Onu

Di fronte ai massacri ormai quotidiani, le Nazioni Unite continuano ad alzare la voce impotenti. Secondo Ursula Mueller, la vice capo per gli affari umanitari dell'Onu, le operazioni militari nel nord-ovest della Siria minacciano circa tre milioni di persone intrappolate nel fuoco incrociato. Mueller ha pronunciato il suo discorso davanti ai membri del Consiglio di Sicurezza martedì scorso, senza tuttavia che nessuna decisione per fermare Assad venisse presa. Per questo, l’alto funzionario delle Nazioni Unite ha criticato aspramente le potenze mondiali incapaci di prevenire un’altra catastrofe umanitaria nel Paese mediorientale. “Questo Consiglio non riesce ad intraprendere azioni concrete quando gli attacchi contro scuole e ospedali sono diventati una tattica di guerra che non provoca più indignazione?”, ha chiesto Mueller. “Non si può dire o fare nulla quando barili bomba vengono sganciati su aree civili?”. “Gli attacchi indiscriminati contro i civili e le infrastrutture pubbliche come scuole, mercati e ospedali sono un'incosciente escalation e sono inaccettabili”, ha detto la portavoce del Dipartimento di Stato Morgan Ortagus. I siriani vittime di questa guerra interminabile, però, hanno sentito troppi proclami per credere che il resto del mondo riesca a fermare la violenza che da oltre otto anni li accompagna ogni giorno della loro vita.

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