Il mistero del volo MH370 scomparso, la svolta: “Fu il pilota suicida a far cadere l’aereo”
Il pilota del volo MH370, partito da Kuala Lampur e scomparso prima di arrivare a Pechino l’8 marzo 2014 sull'Oceano Indiano, “ha deliberatamente eluso i radar” e ha fatto precipitare l'aereo in una missione suicida pianificata a lungo. Ne è ormai convinto il team di inquirenti che ha cercato di risolvere il mistero dell’aereo della Malaysia Airlines scomparso mentre a bordo c’erano 239 persone ormai più di quattro anni fa. Secondo il team di investigatori che indagano su questa misteriosa sparizione, l’aereo sarebbe quindi precipitato a causa del pilota, Zaharie Amad Shah, che avrebbe voluto togliersi la vita come nel caso della tragedia del volo Germanwings che si è schiantato sulle Alpi nel 2015. A riportare questa teoria sull’aereo della Malaysia Airlines è Martin Dolan, che per due anni ha guidato le ricerche sottomarine del velivolo.
“Si stava suicidando e sfortunatamente stava uccidendo tutti gli altri a bordo e lo ha fatto deliberatamente – ha detto Dolan nel corso del programma australiano '60 Minutes – Ma non è stato un attacco terroristico, altrimenti era quasi inevitabile che un'organizzazione terroristica lo rivendicasse. Nessuno lo ha fatto”. Anche la scelta del luogo dell'impatto non sarebbe stata casuale. Simon Harwey, un pilota britannico che lavora in Asia, ha detto che il pilota del volo MH370 avrebbe deciso di far precipitare il velivolo lungo il confine tra la Thailandia e la Malaysia per evitare che nessuna delle due parti intervenisse. Nei mesi successivi alla misteriosa sparizione dell’aereo si è pensato a un tragico incidente: le perquisizioni nelle case del pilota e del copilota non avevano fatto emergere indizi significati forse a eccezione di un software di simulazioni di volo che potrebbe essere stato utilizzato da Zaharie Amad Shah per esercitarsi a invertire la rotta. Poi nel 2016, per la prima volta, dalle indagini era emersa l’ipotesi di un omicidio-suicidio di massa premeditato dal pilota.