Il killer di Utoya Anders Breivik è stato vittima di violazioni dei diritti umani
Anders Behring Breivik, il killer responsabile della Strage di Utoya in cui persero la vita 77 persone, ha vinto la causa intentata contro lo stato norvegese. Secondo i giudici l'uomo è stato di numerosi abusi dei diritti umani nel carcere in cui è recluso e sta scontando la sua pena. Helen Andenæs Sekulic, il magistrato che ha letto la sentenza, ha dichiarato che "il divieto di perpetrare trattamenti disumani e degradanti rappresenta un valore fondamentale in una società che voglia definirsi democratica. Questo principio si deve applicare anche nei confronti di assassini e terroristi". Secondo i giudici, tuttavia, lo stato norvegese non ha violato il diritto di Breivik ad avere una normale vita privata e familiare.
Breivik è stato condannato per terrorismo e omicidio di massa
Breivik, militante dell'estrema destra norvegese, è stato condannato per terrorismo e omicidio di massa in seguito all'uccisione nel 2011 di 77 persone. Da mesi l'uomo aveva denunciato lo stato norvegese accusandolo di aver violato, nei suoi confronti, la Convenzione Europea dei Diritti Umani lamentando ripetutamente che le autorità carcerarie non gli consentivano di comunicare liberamente con l'esterno vietandogli di incontrare altri militanti estremisti di destra. Gli avvocati del governo, dal canto loro, avevano respinto tutte le accuse sostenendo che il detenuto rappresentava ancora oggi un pericolo, dal momento che avrebbe potuto istigare altri a commettere attacchi simili al suo.
Breivik: "Mi trattano come un animale"
Più volte nelle ultime settimane Breivik aveva affermato, nel corso delle udienze, di essere stato trattato "come un animale", essendo stato sottoposto a 885 perquisizioni. L'uomo ha riferito che il cibo che gli viene dato è "peggio del waterboarding", la tecnica simulata dell'affogamento. Costretto da anni all'isolamento forzato, il killer ha dichiarato di sentirsi "imbavagliato" dalle autorità e di aver sviluppato "emicranie da isolamento" che non gli consentono di scontare serenamente la sua pena. Di fronte ai giudici tuttavia ha anche ribadito che lotterà "fino alla morte" per il nazismo, ideologia per cui ha speso 25 anni di vita. "Sono nazionalsocialista da quando avevo 12 anni", ha affermato, elogiando la figura di Adolf Hitler, e garantendo il suo supporto a tutti i movimenti di estrema destra sorti in Europa. Breivik ha chiesto alle autorità giudiziarie norvegesi la possibilità di incontrare almeno cinque persone, la libertà di accesso alle e mail e quella di pubblicare un libro.