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Il Kansas repubblicano vota per il diritto all’aborto, ed è un’ottima notizia per tutte le donne

Nello stato conservatore del Kansas, un referendum ha stabilito che il diritto di aborto continuerà a essere garantito. è ora che l’amministrazione Biden prenda coraggio e lotti con tutte le sue forze per ribadire che il diritto di interrompere una gravidanza è un diritto di salute e che vietarlo non significa fermare l’aborto ma renderlo soltanto più pericoloso.
A cura di Jennifer Guerra
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Nello stato conservatore del Kansas, un referendum ha stabilito che il diritto di aborto continuerà a essere garantito. A tre mesi dal ribaltamento della sentenza Roe v. Wade, che ha eliminato la tutela costituzionale sull’interruzione volontaria di gravidanza, il Kansas è il primo stato a guida repubblicana in cui le restrizioni sull’aborto vengono fermate grazie a un voto popolare.

Dalla decisione della Corte Suprema, nove stati hanno già vietato l’aborto grazie alle trigger laws, entrate in vigore al momento della pronuncia, mentre in altri quattro stati la decisione è imminente. Gli abitanti del Kansas sono stati chiamati a pronunciarsi su un emendamento alla Costituzione risalente al 2019 che avrebbe eliminato il diritto all’aborto. La vittoria del no ha superato il 60%, con 18 punti di distacco dal sì.

Nessuno si aspettava che il Kansas, uno Stato abitato dai cosiddetti Rural Republicans che hanno votato in massa per Donald Trump nel 2016 e alle midterms, potesse esprimersi così a favore dell’aborto. Anche l’affluenza è stata molto alta: se alle ultime elezioni si sono presentate circa 1 milione di persone, al referendum gli elettori sono stati 940mila; e la vittoria è ancora più significativa se si considera che il numero degli elettori repubblicani registrati per il voto (una procedura necessaria negli Stati Uniti per esercitarlo) è di molto superiore a quello dei democratici.

Non si sa ancora nulla della composizione demografica dei votanti, ma sia l’affluenza che il risultato dimostrano una verità che i giudici della Corte Suprema hanno deliberatamente ignorato: la maggior parte degli americani è a favore dell’aborto.

Secondo il Pew Research Center, il 61% degli statunitensi pensa che l’aborto debba essere legale in tutti o quasi tutti i casi e solo il 37% ritiene debba essere limitato. La percentuale di chi è a favore dell’aborto è abbastanza elevata anche tra i repubblicani: il 38% di essi infatti pensa debba essere legale.

I più intransigenti, che non ammettono alcuna eccezione nemmeno in caso di stupro o di pericolo di vita della donna, sono una percentuale minima: solo l’8%. Quando si guarda alle convinzioni etiche, sembra esserci più confusione: un terzo dei rispondenti sostiene che la vita cominci dal concepimento e altrettanti che la decisione di interrompere la gravidanza spetti solo e unicamente alla donna. Tuttavia sembra che convinzioni personali non siano così decisive sulla scelta di garantire per chi lo desidera quello che è a tutti gli effetti un servizio di salute, visto quanti sono a favore della legalizzazione.

Questi numeri, insieme all’inaspettata vittoria referendaria in Kansas, mostrano non solo una classe politica lontana dal sentire della gente, ma anche quanto il tema dell’aborto non sia poi così divisivo come è stato raccontato negli ultimi anni. L’abolizione dell’aborto è infatti la vittoria di una minoranza conservatrice che è in declino da anni, sia in termini di popolazione che di presa sull’opinione pubblica.

Secondo l’ultimo censimento, i cristiani evangelici bianchi, con posizioni estremiste sull’aborto e la sessualità, sono passati dall’essere il 23% della popolazione nel 2006 al 14,5%, con un’età media sempre più alta. Se in passato potevano identificare i propri valori (Dio, patria e famiglia) con quelli americani, oggi si devono scontrare con una società sempre meno credente e meno interessata a impegnarsi per togliere diritti agli altri.

Anche la loro influenza politica sembra essere in declino: dopo la sconfitta di Trump alle elezioni, ma soprattutto alla luce delle audizioni del comitato per i fatti del 6 gennaio in cui emergono sempre più prove a carico dell’ex presidente, molti repubblicani stanno prendendo le distanze dalle sue politiche estremiste e vorrebbero ritornare a un conservatorismo più moderato.

Ma dove restano al potere, i bianchi evangelici tendono a imporre la propria visione del mondo. Come ha spiegato l’evangelico progressista Tim Whitaker alla Npr, i più estremisti non prendono in considerazione l’idea che si possa convivere in un pluralismo di religioni e ideologie, ma la politica diventa uno strumento per portare avanti una battaglia religiosa. Poco importa se, come in Kansas, non ci sono così tante persone disposte a intraprenderla.

Per anni i governi democratici non hanno mai voluto approvare una legge per tutelare l’aborto, considerandolo un tema troppo divisivo e che avrebbe fatto loro perdere consensi. Ma la posizione degli americani è chiara e la decisione della Corte Suprema potrebbe averla addirittura rafforzata.

È ora che l’amministrazione Biden prenda coraggio e lotti con tutte le sue forze per ribadire che il diritto di interrompere una gravidanza è un diritto di salute e che vietarlo non significa fermare l’aborto ma renderlo soltanto più pericoloso. I giudici hanno affermato che la materia dell’aborto deve ritornare nelle mani dei rappresentanti eletti, ma come ha dimostrato il caso del Kansas dovrebbe tornare nelle mani delle persone, le cui vite sono toccate davvero dal divieto di decidere quello che credono sul proprio corpo.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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