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Il grido della vedova Failla: “Ostaggi liberati grazie al sangue di mio marito”

Rosalba Failla, vedova di salvatore, ucciso giovedì in Libia, accusa le autorità italiane: “Lo Stato italiano ha fallito: la liberazione dei due ostaggi è stata pagata con il sangue di mio marito”.
A cura di Davide Falcioni
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Mentre in tutta Italia si gioiva per la liberazione di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno a Carlentini, in provincia di Siracusa, la famiglia di Salvatore Failla viveva ore disperate: dopo aver rispettato per otto mesi il rigoroso silenzio imposto dalla Farnesina giovedì hanno ricevuto la notizia che temevano di più, il timore che avevano scacciato di forza era diventato realtà. salvatore era morto in circostanze tutt'altro che chiare durante un conflitto a fuoco per la loro liberazione. Ebbene, ieri Rosalba, moglie del lavoratore della Bonatti, ha affidato al suo avvocato Francesco Caroleo Grimaldi parole durissime: "Lo Stato italiano ha fallito: la liberazione dei due ostaggi è stata pagata con il sangue di mio marito".

Il suo è un grido di dolore, uno sfogo maturato dopo un silenzio rumorosissimo. La donna, insieme alle due figlie di 22 e 14 anni, chiede di poter riavere integro il cadavere di suo marito, di poterlo salutare l'ultima volta prima che le necessità investigative prendano il sopravvento: "Se lo Stato non è stato capace di riportarmelo vivo – fa sapere la dona – ora almeno non lo faccia toccare in Libia, non voglio che l'autopsia venga fatta lì. Lo stanno trattando come carne da macello, voglio che l'autopsia venga fatta in Italia. Nessuno, tra questi che stanno esultando per la liberazione ha avuto il coraggio di telefonarmi".

Il rientro dei corpi di Salvatore Failla e Fausto Piano si sta rivelando in effetti più complicato del previsto. Le autorità libiche infatti pretendono di effettuare l'autopsia prima di riconsegnarlo ai familiari. L'avvocato Grimaldi ha inoltre raccontato a RaiNews: "Non c'e' stato uno straccio di telefonata per spiegare cosa succede. E' piu' facile esultare per la liberazione che cospargersi il capo di cenere per la morte di due nostri connazionali. Sono parole forti quella della signora, ma di una donna che ha vissuto 8 mesi senza sapere nulla di suo marito e che in questo momento vede come un oltraggio l'autopsia in Libia. Ci chiediamo se lo Stato Italiano possa consentire una cosa del genere senza la presenza di un perito italiano. Vogliamo chiarezza".

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