Il governo argentino di Milei chiamerà le persone con disabilità “idioti”, “imbecilli” e “ritardati”
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In Argentina, tutte le persone con una disabilità mentale anche lieve rientreranno in una di tre categorie: "idiota", "imbecille" o "debole di mente". L'indicazione è arrivata ufficialmente dal governo guidato da Javier Milei, colpito dalle proteste. Il presidente è già alle prese negli ultimi giorni con uno scandalo criptovalute in cui è accusato di aver aiutato truffare moltissimi cittadini. La riforma che sta sollevando polemiche in queste ore riguarda le persone con disabilità, e cambia i termini che il governo userà per rivolgersi a loro. Tra le altre cose, si reintroduce anche il "ritardo mentale" tra le patologie riconosciute.
Il cambiamento è arrivato tramite un decreto che riguarda l'Andis, o Agenzia nazionale della disabilità. Con questa risoluzione, pubblicata il 14 gennaio ma inizialmente passata inosservata, il governo ha cambiato una serie di procedure riguardanti le selezioni per la pensione di invalidità. Tra i cambiamenti c'è stato anche quello dei termini utilizzati, tornando a un modello antiquato che l'Argentina aveva abbandonato da anni.
Già alla fine dello scorso anno l'Andis aveva iniziato a rivedere le norme legate alla pensione di invalidità. I criteri precedenti seguivano la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che in Argentina ha il valore di testo costituzionale, ma secondo il governo erano troppi ampi e inclusivi, al punto da permettere delle truffe.
Così, a gennaio è arrivata la pubblicazione ufficiale con una nuova classificazione dei "ritardi mentali". Si parte dall'"idiota", che non sa leggere né scrivere, "non sa cosa sia il denaro, non controlla i propri sfinteri, non soddisfa i propri bisogni primari", e non è autosufficiente. Poi l'"imbecille", che a sua volta non sa scrivere né leggere, ma "soddisfa i propri bisogni primari ed è in grado di svolgere compiti rudimentali". Poi i vari gradi di persona "mentalmente debole", fino a classificare "debolezza mentale" come "profonda", "moderata" o "lieve".
Come detto, per l'Argentina è un ritorno al passato. Nel 1998, l'allora presidente Carlos Menem – ultraliberale e peronista, che Milei ha citato più volte tra le proprie ispirazioni – firmò un decreto che conteneva la stessa classificazione. Circa dieci anni dopo, sarebbe arrivata una nuova modifica per aggiornare i criteri e allinearli a quelli stabili dalle Nazioni unite.
Non sono mancate, naturalmente, le proteste. Tra gli enti più attivi per chiedere che il governo ritiri questa misura c'è l'Associazione civile per l'uguaglianza e la giustizia. Insieme ad altre organizzazioni, l'Acji ha presentato un reclamo ufficiale nei confronti dell'esecutivo di estrema destra di Javier Milei. Nel testo di questo reclamo, riportato da El Pais, si accusa la norma di tornare "al modello medico di disabilità", con "una grave battuta d'arresto per i diritti di questa categoria"
Il problema, come hanno evidenziato le Ong, è che con una classificazione di questo tipo si "presuppone che ci siano persone che non saranno mai in grado di lavorare". Così, si sceglie di definirle con termini che hanno "natura discriminatoria, obsoleta e dispregiativa".