Il giudice star della Tv Frank Caprio racconta il sogno americano: “Legge non può essere uguale per tutti”

Prima del giudice del programma Tv americano “Caught in Providence” c’è Frank Caprio, il figlio di un italiano arrivato negli Usa senza soldi e istruzione alla ricerca di un futuro migliore. “Mio padre è partito da Teano senza niente e mi ha insegnato il lavoro e cosa è davvero importante. Porto le sue lezioni di vita nel mio lavoro: la legge deve tener conto delle storie personali di ognuno”
Intervista a Frank Caprio
Giudice di "Caught in Providence", Rhode Island
A cura di Gabriella Mazzeo
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Da anni presiede i processi del tribunale municipale di Providence, città nello Stato del Rhode Island. Frank Caprio, giudice statunitense con origini italiane, è diventato un "personaggio pubblico" negli Usa grazie al programma Tv del quale è protagonista. Caught in Providence (che in italiano vuol dire anche "Provvidenza") ha debuttato su una rete locale intorno al 2015 per poi raggiungere le reti nazionali americane.

Su Youtube, i suoi processi sono diventati virali con milioni di visualizzazioni da tutto il mondo e ad agosto 2019, i suoi video hanno raggiunto più di 1,7 miliardi di visualizzazioni.

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Anche in Italia, tutti hanno visto almeno una volta online un video tratto dai suoi processi. "Credo che la giustizia debba basarsi anche sul vissuto delle persone. Condannare qualcuno senza valutare il perché delle sue azioni e i suoi bisogni non è giustizia – ha raccontato il giudice televisivo a Fanpage.it -. Durante i miei processi non trattiamo reati particolarmente gravi come omicidi o truffe, si tratta sempre di reati minori e per questo valuto molto bene chi ho davanti e cosa ha vissuto per arrivare in quell'aula di tribunale".

il giudice Frank Caprio
il giudice Frank Caprio

Secondo il giudice, la legge non può essere uguale per tutti.  "Mio padre è arrivato in America da Teano senza nulla. Per anni ha fatto mille lavori, tutti molto umili, ma ha sempre parlato a me e mio fratello delle cose che davvero contano nella vita. Ho lavorato per studiare legge e sono diventato chi sono perché questo Paese e mio padre mi hanno permesso di formarmi. Il passato è importante per plasmare la vita delle persone e le loro azioni, cerco di ricordarlo sempre".

Lei è figlio di una persona arrivata negli Usa dall'Italia in cerca del "sogno americano". Spesso nella sua vita da giudice ha anche fare con persone che cercano la stessa cosa e che sono costrette a vivere in povertà. Crede che la sua esperienza di vita la renda un giudice migliore?

Io sono del parere che un giudice debba considerare le circostanze personali di ognuno e che non tutte le decisioni siano uguali o che arrivino dagli stessi contesti. Prendo in considerazione la vita delle persone che mi trovo davanti: spesso ho a che fare con genitori single con 4 o 5 figli. Non hanno soldi e i genitori hanno commesso reati minori.

Generalmente la pena sarebbe una grossa multa, ma non credo sia giusto, perché devo sapere che quella stessa sera i bambini della persona condannata potrebbero non avere il cibo in tavola.

Io non faccio questo, affronto i casi che tratto con grande serietà e discrezione. Me lo ha insegnato mio padre, arrivato negli Usa senza denaro e senza educazione. Lavorò duramente per la sua famiglia, per questo credo che quello che ho imparato e quello che ho ricevuto dalla vita debba essere restituito agli altri.

Lei ha promosso delle borse di studio in nome di suo padre per gli studenti meritevoli della scuola di legge. Per chi arriva da fuori in cerca di un futuro migliore è possibile studiare negli Stati Uniti oggi? Secondo lei si può ancora migliorare qualcosa?

Mio padre si alzava alle 4 del mattino per svolgere due lavori: vendeva la frutta e consegnava il latte ai residenti, poi tornava a casa e cercava di trasmettere a me e mio fratello le cose importanti della vita.

Ci chiedeva di trattare le persone con dignità, onestà e integrità, mostrandoci ogni giorno quanto fosse importante essere brave persone e disporre di una buona educazione scolastica.

Per pagarmi il college e diventare un giudice ho fatto tre lavori. Non potevo permettermi le lezioni dopo la laurea ho frequentato la scuola serale e ho lavorato come insegnante di storia in una scuola. Di giorno insegnavo e di notte guidavo fino a Boston, che si trova a 80 km da Providence.

L'ho fatto per quattro anni, conosco le difficoltà di una vita del genere, per questo ho voluto fortemente una borsa di studio in nome di mio padre all'Università che ho frequentato e una nella scuola superiore dove ho studiato.

Penso che da quando mio padre è arrivato qui siano stati fatti miglioramenti sostanziali per aiutare chi non si trova in una posizione economicamente privilegiata. Ovviamente si può fare sempre di più, non è mai abbastanza.

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Com'è nata la collaborazione con la televisione?

Non ho mai avuto intenzione di finire in Tv, l'ho fatto per dare una mano a mio fratello. Lavorava per una piccola rete locale, desiderava diventare videomaker, ma non trovava un soggetto interessante da riprendere.

Mi chiese il permesso di entrare in aula e di riprendere una seduta, io mi sono opposto, ma mia moglie mi ha convinto a dargli una possibilità. Così, 25 anni fa, è iniziato tutto.

La nostra piccola realtà è stata spinta dall'affetto dei social network che poi ci ha portato fino alle reti nazionali. Quello per me è stato un grande regalo, ho potuto portare in aula quanto ho imparato dai miei genitori.

Lei è diventato famoso in tutto il mondo per l'umanità che usa per svolgere il suo lavoro. Se lo aspettava? C'è qualcosa che cerca di trasmettere a chi la guarda?

Come le dicevo, ho potuto mostrare a tutti quello che i miei genitori mi hanno insegnato e i valori che volevano che noi custodissimo.

Il mio impegno come giudice è quello di trattare le persone con umanità e rispetto, senza basarmi sulla situazione economica. La povertà però ha bisogno di un occhio di riguardo. La legge non può essere uguale per tutti

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Tra i casi affrontati in questi anni, c'è una storia alla quale si sente ancora affezionato? 

Un uomo di 96 anni venne in aula perché multato per eccesso di velocità. Gli chiesi perché faceva appello e lui, in modo burbero ma molto dignitoso mi disse che non stava correndo alla guida, ma che stava accompagnando il figlio in ospedale per la sua chemioterapia. Avevo davanti un papà che accompagna il figlio 67enne in ospedale per le sue cure.

Adesso Victor è un amico della mia famiglia e ha compiuto i suoi 100 anni. Andiamo spesso a trovarlo, ci cucina la torta di mele e le lasagne.

È più tornato in Italia?

Certo! L'Italia nel mio cuore ha un posto speciale, credo che molti dei valori che i miei genitori mi hanno trasmesso vengano da lì. Io e mio fratello li chiamavamo "i valori del Paese antico" e quando sono tornato a Teano con la mia famiglia per ritrovare i parenti di mio padre, ho incredibilmente recuperato tutti quegli insegnamenti che lui mi aveva dato.

La quantità di supporto e di amore ricevuta dalla comunità di Teano resterà dentro di me per sempre

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