Il giornalista Usa arrestato in Russia è stato incriminato per spionaggio: rischia 20 anni di carcere
Arrivano brutte notizie da Mosca, dove il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, che era arrestato il 3 aprile scorso in Russia, è stato formalmente incriminato per spionaggio. Lo ha reso noto nelle scorse ore l'agenzia Tass.
Il reporter Usa ha negato le accuse, ma se condannato rischia fino a 20 anni di carcere. Al momento pare si trovi nella prigione di Lefortovo, famosa struttura detentiva che risale all'epoca degli zar e che fino al 2005 è stata gestita dal Kgbe. Ospita i nemici politici della Russia e negli anni è diventata simbolo di repressione.
Gershkovich, classe 1991, i cui genitori vivono negli Usa ma sono originari dell'ex Unione Sovietica, si trovava a Ekatirenburg, città che si trova negli Urali, per un articolo sul gruppo Wagner e su quello che pensavano i cittadini russi dei mercenari di Prigozhin. Il giornalista sarebbe stato arrestato in un ristorante dopo aver incontrato una sua fonte.
I suoi colleghi non avevano più sue notizie dal 29 marzo, il suo ultimo articolo pubblicato sul quotidiano a stelle e strisce è datato 28 marzo. Si tratta della prima detenzione di un giornalista statunitense in Russia con l’accusa di spionaggio dalla fine della Guerra Fredda.
Nei giorni scorsi si erano moltiplicati gli appelli affinché venisse rilasciato, ma alla fine è arrivata la notizia ufficiale dell'incriminazione. "Il giornalismo non è un crimine e Evan non dovrebbe essere in carcere per la sua professione, dovrebbe essere premiato", ha scritto il Wall Street Journal in un comunicato.
"L'ho detto prima e lo ripeto: Evan Gershkovich non è una spia, non lo è mia stato e non ha mai lavorato per il governo degli Stati Unti", ha twittato ieri Karine Jean-Pierre, portavoce della Casa Bianca.