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Il Giappone rischia di “non funzionare più” per colpa delle poche nascite

Il premier giapponese Fumio Kishida ha lanciato un allarme per il calo delle nascite denunciando che “il Paese è al limite della possibilità di continuare a funzionare come società”.
A cura di Davide Falcioni
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L'Italia non è l'unica nazione alle prese con una grave crisi demografica. La situazione è preoccupante anche in Giappone, dove il premier Fumio Kishida ha lanciato un allarme per il calo delle nascite denunciando che "il Paese è al limite della possibilità di continuare a funzionare come società", ed ha invitato il Parlamento ad agire "ora o mai più". Secondo quanto riporta la Bbc, si stima che l'anno scorso il Giappone – 125 milioni di abitanti – abbia avuto meno di 800mila nascite.

La crisi demografica è ben nota alle autorità nipponiche. Il mese scorso un comitato di esperti istituito dal governo aveva pubblicato un rapporto molto preoccupante, nel quale veniva lanciato l’avvertimento che il tema della natalità riguarda "la stessa sopravvivenza della nazione".

Per questa ragione il premier, parlando ai parlamentari, ha esortato i legislatori a compiere uno sforzo ulteriore, ricorrendo anche a espressioni forti. Come quella secondo cui le politiche per facilitare la crescita dei figli sono "l’investimento più efficiente per il futuro". Per invertire la tendenza verso la denatalità, Kishida si è impegnato a "creare un’economia e una società in cui vengano per primi i bambini".

A partire da aprile in Giappone verrà istituita un'Agenzia per i bambini e le famiglie e per il 2023 il governo mira a raddoppiare la spesa a sostegno dell’infanzia. Qualche settimana fa il capo del governo ha incaricato Masanobu Ogura,  ministro responsabile per l’implementazione di queste politiche, di iniziare a studiare un piano d’azione. Giovedì si è riunita per la prima volta la task force che dovrà formulare le proposte operative e in quell'occasione Ogura ha ricordato come queste siano una massima priorità per Kishida.

Nel corso della conferenza stampa di inizio il primo ministri ha enunciato tre aree d'intervento. La prima riguarderà il sostegno economico diretto alle famiglie con figli a carico; la seconda il potenziamento dei servizi per l’infanzia, e la terza la riforma delle consuetudini di lavoro per permettere ai genitori-lavoratori di avere un miglior bilanciamento tra vita personale e professionale.

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