Il Giappone ci ripensa: il nucleare non sparirà
Il governo giapponese ha fatto marcia indietro sullo smantellamento dell’energia nucleare. La scelta di eliminare questa fonte di energia era stata una conseguenza del disastro di Fukushima che provocò più di 15.000 vittime. L’11 marzo del 2011, un terremoto fortissimo di magnitudo 9 della scala Richter aveva provocato uno tsunami col onde superiori ai 10 metri, che hanno colpito la centrale nucleare di Fukushima provocando un disastro. L’energia nucleare in Giappone, prima del 2011, forniva il 30 % del totale dell’energia elettrica del paese. Il nuovo governo è quindi intenzionato a riattivare i 48 reattori che erano stati spenti dopo Fukushima. Attualmente, i reattori in funzione nell'arcipelago giapponese sono solamente due. Il Giappone aveva iniziato a importare combustibile fossile per sopperire alla mancanza dell’energia nucleare, tuttavia questo ha causato una lievitazione delle bollette.
L’amministrazione del neo primo ministro Shizo Abe ha approvato il Libro bianco per l’anno fiscale 2012 sulla politica energetica del governo, che serve da resoconto ufficiale della politica del governo. Nel documento, che copre un periodo compreso tra agosto 2012 e marzo 2013, si fa solo un cenno alla decisione del precedente governo guidato dal Partito Democratico di spegnere le centrali nucleari entro il 2030. L’unico cenno che viene fatto è che il governo guidato da Yoshihiko Noda voleva ridurre la dipendenza dall'energia nucleare e di creare una società che si basava su altre forme di energia. Il nuovo governo sostiene, infatti, che "l’atomo ha ancora un ruolo chiave nel soddisfare la domanda d’energia" ed è determinato nel portare avanti la validità del nucleare, come "terza freccia" della Abenomics, cioè il piano economico dell'attuale premier Shizo Abe.
La scelta del Governo farà molto discutere, poiché il piano di Yoshihiko Noda aveva trovato una vastissima approvazione da parte dell'opinione pubblica che, dopo il disastro di Fukushima si era dichiarata contraria alla politica energetica prevalentemente nucleare. La maggioranza del paese vorrebbe, infatti, orientarsi verso la ricerca e l'utilizzo di nuove forme di energia sostenibile.