Il giallo della morte di Alessandro Coatti, ucciso e fatto a pezzi: “Smembramento un messaggio e non un fine”

Resta avvolta ancora nel mistero più totale la morte di Alessandro Coatti, il biologo italiano ucciso e fatto a pezzi a Santa Marta, in Colombia, dove era arrivato da pochi giorni per vacanza. Le autorità locali “brancolano nel buio”, ammettono i familiari dell’uomo dopo la serie di ipotesi che si sono susseguite e sono circolate nei giorni scorsi. Ben quattro le piste emerse finora ma al momento nessuna con un riscontro certo: da un’azione dei paramilitari alla vendetta narcos per uno scambio di persona, passando per una rapina degenerata e addirittura un episodio di omofobia.
Sull’ultima ipotesi la famiglia del biologo è molto scettica. “Non credo che i gusti sessuali giustifichino un corpo straziato in quel modo” ha dichiarato al Resto del Carlino lo zio di Alessandro Coatti. “La Colombia non è un paese omofobo” ha dichiarato anche l’ambasciatore italiano a Bogotà che però non esclude un crimine d’odio.
Proprio dal corpo così ridotto e poi sparso in più punti, dove è stato rinvenuto in varie fasi, lascia ipotizzare un intervento di un gruppo di persone più che l’azione di un singolo. Un gruppo che sapeva come muoversi e come mettere in atto un gesto così macabro. Per questo si è ipotizzato l’azione della milizia dei cosiddetti Los Pachencos. Le Autodefensas Conquistadoras de la Sierra Nevada (Acsn), infatti, è il gruppo armato che da tempo imperversa nella regione. Dopo la diffusione della notizia, però, i paramilitari hanno deciso addirittura di negare pubblicamente un loro coinvolgimento in un video.
L’altra pista che prende in considerazione intervento di un gruppo organizzato indica come sospetti i narcos della banda denominata Clan del Golfo. Non si esclude una loro azione per vendetta e per uno scambio di persona visto che erano stati colpiti da un massiccio sequestro di droga alcuni giorni prima. Santa Marta infatti è una zona visitata dai turisti per la sua ricchezza naturale, riconosciuta anche dall'UNESCO, ma è stata anche teatro di coltivazioni illecite e al centro di economie criminali.
Lo smembramento "è uno dei repertori di violenza che sia l'ACSN sia gli altri gruppi criminali locali utilizzano nella guerra che conducono da anni per il controllo della città di Santa Marta” ha spiegato Luis Fernando Trejos, analista dell’università della Colombia. Il fatto che il corpo è stato lasciato in città e non nei boschi, inoltre, secondo gli analisti, "è un messaggio alla comunità o ai concorrenti armati, nel senso che questa è la punizione che ricevono coloro che violano una norma stabilita dalle bande criminali".
Anche la consigliera per la pace della città, Jennifer del Toro Conferma che “lo smembramento del corpo va letto come un messaggio e non come un fine”. Quale potrebbe essere il macabro messaggio però resta tutto da capire. Intanto nei prossimi giorni anche i carabinieri del Ros di Roma si recheranno in Colombia per coadiuvare gli inquirenti locali nelle indagini su mandato della Procura di Roma che ha aperto un fascicolo parallelo sull’omicidio di Alessandro Coatti.