Il generale russo licenziato per aver criticato i suoi superiori: “Tradito il nostro esercito”
Il maggiore generale Ivan Popov, comandante in capo della 58a armata interforze russe che si trovava nel sud dell'Ucraina, sarebbe stato licenziato perché avrebbe criticato la linea strategica adottata dai suoi superiori sui campi di battaglia, per aver rivolto alcune domande scomode e aver rivelato di essere pronto a parlare con il presidente Putin. Il generale avrebbe pubblicato un messaggio vocale, diffuso ieri su Telegram, in cui spiegava i motivi che hanno portato al suo allontanamento ai propri soldati.
Le critiche rivolte ai suoi superiori per la linea strategica adottata in Ucraina
"Ho attirato l'attenzione sulla più grande tragedia", ha detto. Il generale stava combattendo nella regione di Zaporizhia e – secondo il messaggio che è stato diffuso sulla piattaforma – ha spiegato che il problema principale sono la mancanza di ricognizioni e i contrattacchi che di conseguenza avrebbero causato molteplici morti e feriti. E proprio su questo tema, quindi sulla capacità di sostenere la controffensiva, aveva presentato un report.
La denuncia dopo essere stato licenziato
Una volta licenziato, ha deciso di denunciare pubblicamente quanto scritto. Nel suo messaggio avrebbe spiegato che l'esercito russo sarebbe stato "colpito alle spalle dal nostro comandante più alto in grado che lo ha decapitato a tradimento" in quello che lui definisce il periodo "più difficile".
Il media russo Rbc ha poi riportato che Popov avrebbe affermato di aver consciamente scelto di denunciare quanto accaduto: "In nome di tutti i militari che sono morti, non avevo il diritto di mentire. Ho così delineato tutti i problemi che esistono oggi nell'esercito". Mercoledì poi alcuni canali Telegram avevano spiegato che il capo di stato maggiore russo aveva definito Popov "allarmista" e lo aveva così sostituito.