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Guerra in Ucraina

Il generale Camporini spiega qual è il nuovo obiettivo di Putin in Ucraina

Il generale Camporini a Fanpage.it: “Gli obiettivi dell'”operazione militare speciale” di Putin sono stati fortemente ridimensionati; adesso anche il Cremlino afferma che lo sforzo principale è concentrato sul Donbass e su Mariupol”.
Intervista a Vincenzo Camporini
Ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare e della Difesa nonché ex presidente del Centro Alti Studi della Difesa ed ex vicepresidente dello IAI (Istituto Affari Internazionali).
A cura di Davide Falcioni
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Invasione dell'Ucraina, giorno 41: le forze armate russe si stanno progressivamente ritirando da Kiev e Chernihiv per concentrarsi sulle regioni orientali del Paese; nella loro marcia verso est, dopo aver subito pesanti perdite, gli uomini agli ordini di Putin sono accusati di aver commesso orrendi crimini di guerra, come il massacro di civili di Bucha che ha messo ancora una volta davanti agli occhi del mondo intero l'orrore della guerra. Ma quali sono le strategie che muovono le decisioni del Cremlino? Ed è ancora possibile uno sbocco diplomatico dal conflitto? Ne abbiamo parlato con il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare e della Difesa nonché ex presidente del Centro Alti Studi della Difesa ed ex vicepresidente dello IAI (Istituto Affari Internazionali).

Il generale Vincenzo Camporini
Il generale Vincenzo Camporini

Generale, siamo al 41esimo giorno di guerra in Ucraina; qual è la situazione sul campo? 
Il bilancio di questi primi 41 giorni non può che prendere atto che l'efficienza delle forze armate russe è ben al di sotto di quello che ci aspettavamo noi e probabilmente anche lo stesso Putin. Di conseguenza gli obiettivi della sua "operazione militare speciale" sono stati fortemente ridimensionati; adesso anche il Cremlino afferma che lo sforzo principale è concentrato sul Donbass e su Mariupol, il che dal punto di vista tattico è anche abbastanza ragionevole. Mosca vuole creare una fascia di continuità lungo la costa del Mar D'Azov e imporre la sua sovranità negli oblast di Donetsk e Luhansk, dove esistono popolazioni fortemente divise e dal 2014 protagoniste di una guerra civile.

L'opinione pubblica mondiale è stata molto colpita da quello che è accaduto a Bucha: episodi come questi possono cambiare il corso del conflitto e giustificare un intervento esterno?
No, non lo credo: fatti come questi non sono rari, purtroppo ne è piena anche la storia recente. Casi analoghi sono accaduti ad esempio in Cecenia, con interi quartieri di Groznyj letteralmente spianati dai russi e con il massacro di innumerevoli civili. Se questo di Bucha sia stato un incidente di percorso o se risponda a una deliberata tattica per terrorizzare il nemico non lo sappiamo ancora; certo è che si tratta di immagini che non vorremmo mai vedere e che la comunità occidentale cerca di esorcizzare con il rispetto delle norme delle Convenzioni di Ginevra; esse proteggono in primo luogo le persone che non partecipano o non partecipano più a un conflitto armato. Il rispetto di tali convenzioni però evidentemente non è  nel "dna" delle truppe russe.

Molti analisti ritengono che per finire la guerra occorra fare delle concessioni a Putin. Quali? 
Il discorso è molto complesso e delicato dal punto di vista politico, perché ci ripugna l'idea che un aggressore possa ottenere qualcosa con l'uso della forza. Dal punto di vista pragmatico, tuttavia, occorre verificare se sia possibile rinunciare a qualcosa per il mantenimento del bene fondamentale, che è la pace. Una decisione del genere può però essere presa solo dagli ucraini: quando sento commentatori e politici italiani che pontificano al riguardo mi domando cosa farebbero loro nei panni di un qualsiasi cittadino ucraino.

Alcuni giorni fa, intervistato da Fanpage.it, lo storico militare Gastone Breccia metteva in guardia dai rischi correlati a una guerriglia prolungata in Ucraina, spiegando che fazioni estremiste potrebbero prenderne la testa. Cosa ne pensa?
Da quello che leggo sulle cronache i gruppi estremisti ucraini su cui fa leva Putin sono un'esigua minoranza; è chiaro che sono da evitare ed eliminare, ma  non ritengo che possano essere loro a dettare la politica né dell'Ucraina né dell'intero Continente.

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