Il futuro negato ai bambini della Siria: “Le nostre scuole distrutte dalle bombe”
"Ho visto la mia scuola distrutta e sono crollato anche io. Sono molto triste". Alì è un bambino di 10 anni. È stato costretto ad abbandonare il suo villaggio a Idlib, nel nord-ovest della Siria. Quando è tornato ha trovato la sua scuola danneggiata da un attacco aereo. "Vieni ti faccio vedere la mia scuola", spiega Jamal, di 12 anni, indicando quel che resta del luogo dove studiava. Della struttura rimane un solaio pieno di calcinacci. Il tetto divelto lascia intravvedere il cielo azzurro. "È stata colpita e una bomba è caduta proprio qui", prosegue mostrando la devastazione provocata dall'esplosione.
"Guarda, guarda bene. Hanno distrutto tutto", continua Rima, 11 anni, facendosi strada tra i fili di metallo dell’armatura che pendono dal soffitto sopra la sua testa. "Questa era la nostra classe", dice con un pizzico di emozione Jamal. "È stata attaccata ed è inutilizzabile. Anche la lavagna è rotta". Nel corridoio, dove correvano i bambini prima di entrare in aula, adesso si deve fare lo slalom tra macerie e armadietti divelti. "Come vorrei che la nostra classe tornasse com'era prima". La scuola dove studiavano questi bambini – denuncia Save the Children – è stata bombardata in tre occasioni.
Nella Siria nord-occidentale, migliaia di bambini dovrebbero iniziare l'anno scolastico tra pochi giorni. Molti di loro, tuttavia, non lo potranno fare. Le loro scuole sono state colpite o distrutte nel corso dell'escalation dei combattimenti che si è abbattuta da fine aprile sulle provincie controllate dai ribelli anti Assad. Il quadro è drammatico: 87 strutture scolastiche danneggiate, mentre più di 200 sono attualmente utilizzate come rifugi per gli sfollati. Gli effetti di oltre otto anni di guerra sui più piccoli sono devastanti. Quasi tutti i loro ricordi sono legati a bombardamenti e distruzione. "Ho visto gli aerei in cielo e subito dopo le bombe cadere. Io e i miei fratelli abbiamo cominciato ad urlare e a correre. Sono terrorizzata dagli aerei", racconta Rasha, di 12 anni. "Quando camminiamo per strada – afferma Faisal, 10 anni – vediamo ovunque edifici distrutti".
A seguito dei combattimenti e degli attacchi aerei, da fine aprile 17 città nella Siria nord-occidentale sono state completamente abbandonate dalle persone in fuga. Secondo gli ultimi dati diffusi dalle Nazioni Unite, 630mila persone sono state costrette a sfollare da Idlib. In queste condizioni, Save the Children avverte che solo 300.000 dei 650.000 bambini in età scolare potranno trovare posto nelle scuole ancora funzionanti. "Delle 1.193 scuole della zona – è la denuncia della Ong – 635 continuano a essere operative, mentre 353 sono state abbandonate o danneggiate e 205 sono utilizzate come rifugi collettivi". "Gli insegnanti ci stanno dicendo che i genitori li supplicano di chiudere le scuole per paura che vengano attaccate", ha dichiarato Sonia Khush, direttrice per la Siria di Save the Children. "Come può la comunità internazionale accettare che gli standard di vita siano scesi così in basso per migliaia di bambini a Idlib? Come si può accettare che venga negata loro l'istruzione perché non ci sono abbastanza scuole funzionanti per tutti?", sono gli interrogativi posti da Krush.
Nella provincia di Idlib vivono 3 milioni di persone, molte della quali sfollate diverse volte durante questo interminabile conflitto armato. Più della metà sono minori. E il numero di morti, pubblicato dalle Nazioni Unite, è terribile: 304 bambini hanno perso la vita negli ultimi quattro mesi in seguito all'offensiva dell'esercito siriano e della Russia su Idlib, nord di Hama e Aleppo.
"Vorrei che gli aerei scomparissero – è il desiderio di Alì – e che la nostra città tornasse ad essere quella che era [prima della guerra]. Adoro la mia scuola. Vorrei che non fosse più bombardata e distrutta, perché noi la ricostruiremo e la faremo più bella di prima". Secondo una circolare diffusa dal provveditorato agli Studi di Idlib, le lezioni dovrebbero iniziare il prossimo 21 settembre. Sempre che il cessate il fuoco dichiarato da Damasco a fine agosto continui evitando così che il ritorno a scuola non si trasformi in un incubo per migliaia di studenti siriani. "Molti bambini devono affrontare il dolore per la perdita della casa – conclude Save the Children – e non dovrebbero temere di morire mentre sono a scuola".