Il fratello della modella Raudha Athif: “Non è stato suicidio, l’hanno uccisa gli estremisti islamici”
La famiglia e gli amici di Raudha Athif, la modella maldiviana di 21 anni morta a fine marzo in Bangladesh, non accettano il risultato della perizia delle autorità locali, secondo cui la giovane si sarebbe suicidata. La ricostruzione dei parenti della vittima e le accuse rivolte a polizia e medici che si stanno occupando del caso ha raggiunto un'eco tale che le stesse autorità maldiviane, più volte esortate dalla famiglia ad interessarsi al caso, potrebbero intervenire. Un'eventualità realistica se è vero quanto riferiscono alcune indiscrezioni, ossia che Amin Hossain, vice commissario della sezione investigativa della Rajshahi Metropolitan Police (RMP), avrebbe ammesso che c'è il 50% delle possibilità che si sia trattato di omicidio. Intanto online è stata lanciata una petizione su Change.org, che possa indurre il Central Investigative Department del Bangladesh a condurre un'indagine indipendente.
I possibili assassini secondo il fratello di Raudha
I parenti di Raudha hanno espresso più volte perplessità circa l'operato della polizia, ma solo di recente il fratello minore della vittima, Rayyan, ha palesato la paura che sia in opera un processo di insabbiamento, volto a nascondere i veri responsabili:
Raudha era una ragazza felice, allegra e piena di vita con un futuro luminoso e una promettente carriera davanti a sé. Ecco perché per gli amici e la sua famiglia è impossibile credere che si sia uccisa. In Bangladesh c'è stata una serie di omicidi che sono stati fatti passare come suicidi e si sospetta che dietro queste atrocità ci siano gli estremisti islamici.
Secondo la lettura di Rayyan Athif, agli occhi degli estremisti la "colpa" della sorella sarebbe stata quella di aver sostenuto campagne contro la violenza degli estremismi religiosi e di essere stata una ragazza dallo stile eccessivamente occidentale, benché fosse islamica e all'università si attenesse alle severe regole musulmano.
I dubbi sulla tesi del suicidio
Sono diversi i dubbi espressi dalla famiglia circa la teoria del suicidio. In primo luogo Raudha, diventata famosa tre anni prima grazie alla copertina di Vogue ed iscrittasi successivamente all'Islami Banck Medical College con il sogno di diventare medico, era all'apparenza una ragazza felice. A ciò si aggiungono le accuse rivolte contro la polizia, i cui investigatori hanno dichiarato di aver dovuto rompere la porta d'ingresso della casa in cui risiedeva la ragazza, poiché chiusa dall'interno. I genitori tuttavia hanno segnalato che loro, giunti sul posto non hanno trovato segni di effrazione. Resta inspiegato, inoltre, l'allarme dato dalla ragazza alla propria famiglia qualche settimana prima della morte: secondo la giovane qualcuno aveva tentato di addormentarla diluendo un sonnifero all'interno del suo drink. Infine la perizia medica dei patologi del Rajshahi Medical College Hospital, che dopo l'autopsia ha confermato la tesi del suicidio nonostante inizialmente i medici avessero parlato di strangolamento. Secondo l'autopsia quelli che all'inizio erano stato interpretati come lividi, altro non sono che voglie sul collo della giovane, "ma – osserva ancora Rayyan – mia sorella non ha mai avuto alcun segno sul collo".