Il finanziere Jeffrey Epstein si è suicidato in carcere: era accusato di abusi e traffico di minori
Jeffrey Epstein si è suicidato in carcere a New York: il finanziere (miliardario e amico di uomini ricchi e potenti e come l'ex presidente USA Bill Clinton e l'attuale Donald Trump) era finito al centro di uno scandalo sessuale e si è ucciso nella notte nella sua cella. Il miliardario era accusato di abusi, sfruttamento della prostituzione e traffico di minori. Si è tolto la vita in carcere: aveva 66 anni. Il suo corpo è stato trovato questa mattina alle 7.30: secondo quanto riporta la NBC di New York, l'uomo avrebbe usato una corda per impiccarsi alle sbarre della cella. Il miliardario, come riporta la stampa locale, era stato messo sotto osservazione nei giorni scorsi proprio per timore che potesse togliersi la vita. Solo pochi giorni fa, infatti, era stato trovato nella sua cella senza conoscenza. A nulla, quindi, è valso, questo tentativo di controllarlo per evitare che potesse uccidersi. Jeffrey Epstein era detenuto in carcere a Lower Manhattan. Nel corso del processo erano emersi alcuni dettagli molto compromettenti nei suoi riguardi: dettagli scabrosi e imbarazzanti sulle abitudini sessuali del finanziere che hanno scandalizzato l'opinione pubblica.
Chi era Jeffrey Epstein e perché era in carcere
Jeffrey Epstein era detenuto nel carcere Metropolitan correctional Center di Manhattan dal sei luglio scorso. L'accusa nei suo confronti era gravissima: traffico di minorenni e abusi. Il tutto sarebbe avvenuto, secondo l'accusa, nelle sue ville dell'Upper East side e in quella di Palm Beach, in Florida. Dopo le accuse l'uomo si era definito innocente e rischiava una dura condanna: fino a 45 anni di carcere. Poche ore prima dell'estremo gesto, erano state depositati alcuni documenti in cui c'era anche la testimonianza di Virginia Roberts Giuffre, una delle testimoni più importanti nell'inchiesta contro il miliardario. "Schiava del sesso" da minorenne e costretta ad avere rapporti sessuali con personaggi importanti era l'accusa più dura fornita dalla donna.
"Molestata dal principe Andrea, figlio della regina Elisabetta"
Una delle accuse più gravi della testimone chiave Virginia Robert Giuffre chiama in causa anche la famiglia reale inglese. Secondo il racconto della donna, agli atti del processo, ci sarebbe stata una violenza sessuale ai suoi danni nel 2001, quando era minorenne. La donna, in quell'occasione, sarebbe stata costretta a rapporti anche con "il principe Andrea duca di York, il figlio della regina Elisabetta". Questo, ed altri elementi, sono stati diffusi dalla stampa Usa e fanno riferimento alle carte depositate dagli investigatori.