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Il dissidente russo Kara-Murza trasferito nell’ospedale del carcere, negato l’accesso agli avvocati

La notizia è stata data dalla moglie Evgenia con un post su X. Fanpage.it ha parlato con i legali del politico: “Per due giorni abbiamo inutilmente atteso di vederlo o di avere notizie”, dicono dalla colonia penale dove il politico è detenuto. E ci sono motivi “per temere il peggio”, spiega Bill Browder, amico del prigioniero.
A cura di Riccardo Amati
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“Siamo molto preoccupati”. Da Omsk uno degli avvocati che hanno atteso, prima nella colonia penale IK-6 e poi all’ospedale della città siberiana notizie su Vladimir Kara-Murza, conferma a Fanpage.it quanto scritto su X dalla moglie del politico imprigionato da Putin: ricoverato senza un perché. A far paura è il comportamento delle autorità, che sembrano voler nascondere quel che sta succedendo. Gli avvocati avevano il permesso del Servizio penitenziario federale per visitare il loro assistito alle 8:30 della mattina di giovedì. Hanno atteso invano tutto il giorno, finché sono stati informati che il dissidente era stato trasferito nella clinica. Senza alcuna spiegazione sul motivo del ricovero.

I legali si sono precipitati al nosocomio, che è dalla parte opposta della città. Prima gli è stato detto che il ricovero non era avvenuto. Poi che effettivamente il detenuto era arrivato all’istituto. Nient’altro. Solo oggi i responsabili dell’ospedale carcerario hanno spiegato che Kara-Murza sarebbe stato sottoposto a visite mediche e che gli avvocati non avrebbero potuto vederlo per almeno 14 ore. Regola mai sentita prima.

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In seguito è stato detto loro di aspettare, perché poi forse l’incontro sarebbe stato consentito. In serata, l’amministrazione ospedaliera ha invitato gli avvocati ad andarsene e a tornare lunedì, perché nel fine settimana non sono autorizzate visite. Il fatto che nessuno sia riuscito a vedere il dissidente in questi due giorni e che per almeno altri due, a quanto pare, non si saprà niente di lui, fa temere il peggio. Per almeno due motivi.

Il primo motivo riguarda le condizioni di salute già parecchio precarie del detenuto: Vladimir Kara-Murza soffre di polineuropatia, una malattia del sistema nervoso periferico. Dopo un po' che sta fermo, non sente più i piedi. La patologia è del tutto incompatibile col regime carcerario, conferma la moglie Evgenia nel post con cui ha dato notizia del ricovero di Vladimir. La polineuropatia è una brutta conseguenza dei due tentativi di avvelenamento che l’avevano quasi ucciso nel 2015 e, ancora, nel 2017. Opera, secondo ben documentate investigazioni di Bellingcat, Cnn e Der Spiegel, della stessa “squadra veleni” dell’Fsb — il servizio per la sicurezza interna erede dell Kgb sovietico — che avrebbe poi tentato, nell’agosto 2022, di uccidere col Novichok Alexei Navalny. Morto comunque nemmeno quattro anni dopo, in un carcere siberiano.

Se quella di Navalny, l’IK-3, conosciuta come “Lupo polare”, è la peggior colonia penale della Siberia, l’IK-6 di Kara-Murza non è molto più confortevole. Soprattutto per Kara-Murza che è stato sottoposto per mesi alla più dura forma di punizione possibile in un carcere russo: confinato in una cella che misura tre metri per un metro e mezzo, senza alcun mobile se non uno sgabello di legno e un letto “a scomparsa” che dalle sei del mattino alle nove di sera viene richiuso e fissato al muro. A cui non ti puoi nemmeno appoggiare, perché è ricoperto da un cemento poroso che sembra lava fredda. Nel gergo della galera si chiama “schuba” che vuol dire “pelliccia”. È una superficie abrasiva, a spuntoni irregolari.

Il secondo motivo che fa temere per la sorte di Vladimir Kara-Murza sono i precedenti. La morte in carcere di Alexey Navalny, nel febbraio scorso, non è certo il primo caso del genere. Uno dei più clamorosi fu la fine di Sergey Magnitsky, avvocato che denunciò gli affari sporchi di persone vicine al Cremlino. Perse la vita in un carcere moscovita nel 2009 in seguito a presunte torture e mancanza di cure mediche. Poco prima di morire era stato picchiato. Nel suo nome è stata varato il Magnitsky Act, la legge Usa che sanziona gli individui colpevoli di violazioni dei diritti umani nel mondo. “Questa mancanza di notizie se non contraddittorie e le vere e proprie torture a cui è  sottoposto Vladimir corrispondono a quanto avvenne in quei giorni a Sergey Magnitsky”, dice a Fanpage.it l’amico di Magnitsky, Bill Browder. Che nota anche come il momento potrebbe essere ideale per far del male a Kara-Murza, che è anche cittadino britannico: “Il cambio al vertice in corso a Downing Street potrebbe rendere meno efficace ogni protesta da parte del governo di Londra se succedesse qualcosa di brutto”, spiega Browder.

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Proprio insieme a Bill Browder e al leader dell’opposizione a Putin, Boris Nemtsov, Kara-Murza sostenne strenuamente l’approvazione del Magnitsky Act. “La legge più pro-russa nella storia di ogni parlamento straniero”, disse Nemtsov. Poco dopo, fu ucciso con quattro colpi di pistola alla schiena davanti alle mura del Cremlino da ceceni legati al leader della repubblica caucasica Ramzan Kadirov, fedelissimo di Putin. Sui mandanti non si è mai davvero indagato. Il motivo principale della persecuzione nei confronti di Vladimir Kara-Murza è l’odio dei pezzi grossi russi inseriti nella lista dei sanzionati dal Magnitsky Act”, ha detto a Fanpage.it uno dei suoi avvocati, Vadim Prokhorov.

La ragione per cui facciamo il nome di Prokhorov, che non si trova più in Russia, e non quello degli altri avvocati di Kara-Murza coi quali abbiamo parlato, è che nel Paese di Vladimir Putin i legali dei dissidenti spesso vengono arrestati. È il caso degli avvocati che osarono assistere Alexei Navalny: Vadim Kobzev, Alexei Liptser and Igor Sergunin finirono in galera nell’ottobre scorso per “estremismo”. Se davvero Vladimir Kara-Murza lunedì potrà vedere i suoi legali, e spiegare che i medici delle prigioni russe lo stanno curando, i motivi che fanno temere per la sua sorte verranno meno solo momentaneamente. “Resta il fatto che viene quotidianamente torturato e che la sua pena equivale a una condanna a morte”, sottolinea Bill Browder. I carceri russi sono posti dove è facile morire.

Vladimir Kara-Murza è condannato a 25 anni di reclusione. I reati: “tradimento”, “false informazioni sulle forze armate russe” e affiliazione a un’organizzazione “indesiderabile”. La prova regina: una conferenza negli Usa in cui aveva condannato l’invasione dell’Ucraina e la politica del Cremlino. Il giudice che ha emesso la sentenza è una delle persone da tempo sanzionate dal Magnitsky Act. Ma sotto il regime di Putin i concetti di “naturalità del giudice” e legalità processuale sono solo parole. E gli unici conflitti di interesse sono quelli ritenuti contrari all’interesse del Cremlino.

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