Il disastro del modello svedese: più morti e tracollo dell’economia senza lockdown anti Covid
La Svezia ha superato qualche giorno fa, esattamente il 6 maggio, la soglia del milione di contagi Covid dopo un anno in cui il suo modello di gestione della pandemia, all'insegna del no lockdown, ha fatto molto discutere. Nel Paese del Nord Europa, su una popolazione di circa 10 milioni di abitanti, che unico in tutto il Vecchio Continente non ha mai introdotto veri e blocchi ma solo misure più o meno restrittive qualche mese fa, i casi di Coronavirus diagnosticati sono 1,01 milioni, e i decessi 14,173 in totale. Cifre non proprio irrisorie, che gettano qualche ombra sul modello adottato di lotta alla pandemia, che sta avendo ripercussioni anche sull'economia locale. "In Svezia ora abbiamo il numero più alto di casi per 100.000 abitanti in Europa, la diffusione dell'infezione è molto alta in questo momento e varia da regione a regione", ha detto in una conferenza stampa Karin Tegmark Wisell, microbiologa presso l'Agenzia svedese per la sanità pubblica.
Ed infatti, le tre regioni più grandi della Svezia, e cioè Stoccolma, Västra Götaland e Skåne, la scorsa settimana hanno fatto registrare tassi di incidenza a 14 giorni rispettivamente di 681, 590 e 601 ogni 100mila abitanti. Wisell ha però sottolineato che si tratta di una tendenza al ribasso, come nel resto d'Europa, anche grazie alla campagna di vaccinazione, che ha permesso di immunizzare circa il 10% della popolazione con la seconda dose.
Come è noto, il Paese scandinavo non ha mai imposto un vero e proprio lockdown come hanno fatto altri paesi europei, contando per lo più su misure non coercitive. Tuttavia, con l'aumentare dei casi lo scorso autunno, ha gradualmente inasprito le restrizioni a partire da novembre, compreso il divieto di vendita di alcolici dopo le 20:00 e di riunioni con più di otto persone. Da marzo, anche i caffè, i bar e i ristoranti devono chiudere entro le 20:30, ma sono sempre rimasti aperti i negozi non essenziali, così come le scuole, sebbene le regole siano diverse da regione a regione.
Nonostante sia nel bel mezzo di una terza ondata di casi, l'aumento dei decessi è stato molto più lento nelle ultime settimane, con 156 morti negli ultimi sette giorni, che secondo le autorità è il risultato della somministrazione dei vaccini tra i gruppi vulnerabili. Il tasso di mortalità pro capite di Stoccolma è, infatti, molto superiore a quello dei suoi vicini nordici, anche se inferiore a quello della maggior parte dei paesi europei che hanno optato per i blocchi. Per avere un'idea di ciò, basti considerare che mentre in Svezia sono stati registrati 1,403 morti cumulativi per milione di abitanti, nella vicina Finlandia ne sono stati 166 e in Norvegia 141. Secondo dati Eurostat, riferiti dall'agenzia di stampa Reuters, la Svezia ha avuto il 7,7% di morti in più nel 2020 rispetto alla media dei quattro anni precedenti, una cifra inferiore rispetto a 21 dei 30 paesi esaminati, ma tuttavia superiore ai paesi vicini: la Danimarca ha registrato solo l'1,5% di mortalità in eccesso e la Finlandia l'1,0%.
Ed anche l'economia, se comparata con gli altri Paesi del Nord Europa, non ha molto beneficiato. La variazione annuale del Prodotto interno lordo per il 2020 è stata del -3,1%, di contro al -2,8% della Finlandia e al -2,5% della Norvegia.