Il direttore di Novaya Gazeta a Fanpage.it: “Navalny ucciso. Da oggi la Russia sarà solo dittatura e guerra”
Una cosa importante sarà capire come e dove sarà fatta l’autopsia. E da chi. Ma il direttore della Novaya Gazeta Europe, Kirill Martinov, non ha dubbi sul fatto che lo abbiano ammazzato. Fonti del giornale all’interno dell’ente carcerario di stato, il Fsin, dicono che si sta decidendo sul post-mortem. Se venisse fatto nella stessa colonia penale dove Alexei Navalny stava scontando la pena, "allora forse il Fsin ha qualcosa da nascondere", ha detto una delle fonti. Ma la garanzia indiretta che si stiano coprendo tracce verrebbe dal trasferimento del cadavere nella vicina struttura penitenziaria di Salekhard, dove c’è un crematorio pronto a cancellarle tutte col fuoco. "Comunque — dice il Kirill Martinov — quel che è successo oggi cambia completamente la prospettiva: il regime non si fermerà più davanti a niente". Terrore in patria e guerra oltre confine, secondo l’ex vice del premio Nobel Dmitry Murato. Che dopo la persecuzione del giornale "madre" in Russia è espatriato e ha fondato la versione europea della Novaya Gazeta. E ora dice all’Europa di prepararsi al peggio.
Kirill Martinov trova il tempo di parlare a lungo al telefono con Fanpage.it mentre sta preparando con i colleghi il giornale.
Kirill, lo hanno ucciso?
Si tratta chiaramente di un assassinio politico. È stato ucciso il più importante oppositore del presidente Putin. Probabilmente l'unica persona in Russia che ha avuto una sua carriera politica negli ultimi 15 anni. Ha cercato inutilmente di essere eletto. E ha semplicemente chiesto una protesta pacifica contro la dittatura e contro la guerra.
Che cosa significa la morte di Navalny in questo momento storico?
Penso che sia un punto di svolta per la storia della Russia contemporanea. È un messaggio chiaro, da parte di Putin: significa che non esiste alternativa alla dittatura e alla guerra. Che dittatura e guerra saranno per sempre. E le persone che chiedono cambiamenti e vogliono un Paese normale, democratico e pacifico, verranno semplicemente uccise.
Terrore staliniano?
È un enorme passo avanti in termini di terrore contro quella parte della popolazione russa che sogna solo una vita normale. Non esisterà mai una vita normale. Non esiste più da quando Putin ha ordinato l’invasione dell’Ucraina.
Dittatura e guerra per sempre, diceva…
Sì. Ci hanno scommesso tutto. La scelta non è più negoziabile. Niente più compromessi neanche minimi. Saranno in grado di fare qualsiasi cosa. Penso che sia una cesura anche nei confronti del più aggressivo passato recente. Sarà molto peggio. Aspetteranno finché Trump non sarà eletto. La sognano a occhi aperti, l’elezione di Trump. E dopo, vogliono dividere l’Europa in due, come era nel 20° secolo.
Una nuova cortina di ferro?
Che comporterà un enorme livello di violenza per quelle persone che si troveranno nel territorio controllato da Putin o dai suoi satelliti. Come il regime di Lukashenko in Bielorussia, per esempio.
Quale dovrebbe essere la reazione dell’Europa, cosa dovremmo fare? Cosa ci insegna, insomma, la morte in carcere di Alexey Navalny?
L’Europa deve prepararsi alla guerra. È abbastanza chiaro, quel che succederà. Abbiamo avuto due anni. E durante questi due anni di invasione su vasta scala dell’Ucraina, abbiamo discusso di come opporci all’invasione di Putin. Ma non ci sono stati grandi investimenti nella difesa. Non vedo alcuna idea su come l'Europa possa proteggersi senza l'aiuto dell'esercito americano.
E Putin questo la sa bene…
È una finestra di opportunità spalancata, per Putin. So che si sta davvero divertendo. Era molto felice quando gli è stato consegnato il messaggio su Navalny. L'Europa dovrebbe prendere sul serio il fatto che non c'è alcuna normalizzazione. L’unico modo di fermare Putin è la forza. Tutto punta in questa direzione. E non sono sicuro che l'Europa sia effettivamente pronta per questo.
A Mosca, per ora pochi commenti ufficiali. Le autorità sembrano prender la morte di Navalny con una ostentata sufficienza che somiglia all’arroganza: "Queste cose succedono", ha detto il presidente della Commissione esteri del Senato russo. Che significa?
Come sempre, insisteranno sul fatto che è solo una coincidenza. Una specie di ironico incidente. Non hanno nemmeno la decenza di crearsi delle scuse credibili.
Potrebbe esserci una reazione popolare. Non che i sostenitori di Navalny siano molti, ormai. Ma anni fa, quando ancora in qualche modo era possibile manifestare, la sua lotta contribuì a mobilitare molte decine di migliaia di persone.
La società russa può ancora reagire in qualche modo. Anche molti funzionari di stato, ignari che le azioni violente del regime potessero arrivare ad avere una tale portata, potrebbero cominciare ad aver paura per il loro futuro. Niente è più prevedibile. Non capiscono quale potrà essere la reazione nel mondo e quale quella interna al Paese. Vediamo in queste ore che anche persone che di solito non menzionano affatto la politica della Russia stanno scrivendone sui social e su blog. Provano a fare alcune domande.
Ma andranno a manifestare contro il regime?
Non so se ci sarà un tentativo di organizzare una protesta di massa o qualcosa del genere. Perché è troppo pericoloso e tutti capiscono che lo è. Dovrebbero affrontare il terrore. Ma la gente capisce che non può più sognare una vita normale in questo Paese. Ed è un cambiamento enorme. Anche per chi per il regime lavora, come dicevo.
Che Navalny sia stato ucciso dal regime o sia morto naturalmente, è certo che a un mese dalle elezioni presidenziali Putin è passato all’offensiva. Se non altro mediatica, con l’intervista data all’ex anchor di Fox News Tucker Carlson. C’è una strategia precisa?
Sono abbastanza sicuro che con la scusa dell’intervista qualche messaggio sia stato consegnato a Putin non pubblicamente. Carlson fa parte della campagna politica di Donald Trump. Penso che abbia ispirato Putin ad essere — diciamo così — più coraggioso nel fare ciò che vuole veramente. E sicuramente è come un regalo per il dittatore russo prima delle cosiddette elezioni che lo riconfermeranno al potere.
Quanto rischiano gli atri prigionieri di coscienza nelle carceri di Putin? Sono oltre cinquecento. Tra loro, il più “pericoloso” per il regime è forse Vladimir Kara-Murza. Che è da poco stato trasferito in una sezione punitiva di un carcere siberiano, in una cella di isolamento simile a quella che aveva Navalny.
Putin vuole davvero essere la persona che può decidere su ogni singola vita in Russia. Certo, i prigionieri politici sono in pericolo, ma sono in pericolo anche quelle persone che sono ancora libere e che possono essere facilmente raggiunte dal governo. Possono davvero uccidere chiunque vogliano, dopo quello che hanno fatto oggi.